Gay F, et al. Lancet Oncol 2015; 16: 1617–1629
Abstract
Chemioterapia associata a lenalidomide versus trapianto autologo e a seguire mantenimento con sola lenalidomide versus prednisone e lenalidomide, in pazienti affetti da mieloma multiplo: risultati dello studio multicentrico di fase III

Background

La chemioterapia ad alte dosi con supporto di cellule staminali autologhe (ASCT) rappresenta l’approccio standard nei pazienti con nuova diagnosi di mieloma multiplo (MM) candidabili a trapianto. In questo lavoro gli Autori hanno voluto riportare i risultati di un trial molto audace che voleva rispondere a due fondamentali quesiti: se il trattamento di consolidamento con lenalidomide fosse altrettanto efficace come la chemioterapia ad alte dosi e quale regime di mantenimento fosse più vantaggioso. Singolo agente o lenalidomide associata a steroide.

Metodi

Gli sperimentatori hanno disegnato un trial randomizzato, multicentrico di fase III aperto che ha coinvolto 59 centri in Australia, Repubblica Ceca e Italia. Sono stati arruolati pazienti con età uguale e inferiore a 65 anni con nuova diagnosi di MM eleggibili per una procedura ad alte dosi con supporto di cellule staminali autologhe. I pazienti hanno ricevuto un trattamento di induzione con lenalidomide (25 mg, giorni 1–21) e desametasone (40 mg, giorni 1, 8, 15, e 22) ogni 28 giorni e successivamente ciclofosfamide (3 g/m2) seguita da stimolazione con fattore di crescita granulocitario per la mobilizzazione e la raccolta delle staminali. Applicando un disegno fattoriale parziale a 2×2, gli sperimentatori hanno randomizzato i pazienti a ricevere come consolidamento all’induzione: chemioterapia con ciclofosfamide associata a lenalidomide (6 cicli di CTX [300 mg/m2, giorni 1, 8, e 15], desamentasone [40 mg, giorni 1, 8, 15, e 22], e lenalidomide [25 mg, giorni 1–21]) o due somministrazioni di alte dosi di melphalan (200 mg/m2) con supporto di cellule staminali. Gli sperimentatori hanno quindi randomizzato i pazienti a ricevere una terapia di mantenimento con lenalidomide (10 mg, giorni 1–21) più prednisone (50 mg, giorni 21–28) o lenalidomide da sola con la medesima schedula. Un’assegnazione random sequenziale veniva effettuta allo screening nei 4 gruppi (1:1:1:1 ratio), ma l’allocazione al gruppo di trattamento veniva dichiarata solo quando il paziente terminava l’induzione e veniva confermata la sua eleggibilità al consolidamento. Sia il paziente sia il clinico non conoscevano il braccio di consolidamento e di mantenimento fino a quella fase. L’obiettivo primario dello studio era la PSF valutata in intention-to-treat. Lo studio è ancora in corso e alcuni pazienti stanno ancora ricevendo il mantenimento.
(Numero di registrazione su ClinicalTrials.gov: NCT01091831).

Risultati

Sono stati arruolati 389 pazienti dal 6 luglio 2009 al 6 maggio 2011, con 256 casi eleggibili per il consolidamento (127 nel braccio high-dose melphalan con supporto di cellule staminali autologhe e 129 con chemioterapia e lenalidomide) e 223 eleggibili per il mantenimento (117 nel braccio lenalidomide più prednisone e 106 con lenalidomide in monoterapia). La mediana di follow-up era di 52,0 mesi (IQR 30,4–57,6).
La progressione libera da malattia durante il consolidamento è stata significativamente più breve nel braccio chemioterapia più lenalidomide comparata al trattamento ad alte dosi (mediana di 28,6 mesi [95% CI 20,6–36,7] vs 43,3 mesi [33,2–52,2]; hazard ratio [HR] per i primi 24 mesi di 2,51, 95% CI 1,60–3,94; p <0,0001). La PFS non differiva nei due gruppi di mantenimento (mediana di 37,5 mesi [95% CI 27,8–non valutabile] con lenalidomide più prednisone vs 28,5 mesi [22,5–46,5] con lenalidomide da sola; HR 0,84, 95% CI 0,59–1,20; p=0,34).
Per quanto concerne le tossicità, la febbre di grado 3-4 è stata registrata in entrambi i bracci di consolidamento; gli eventi avversi più frequenti sono stati gli ematologici (34 [26%] dei 129 pazienti vs 107 [84%] dei 127 pazienti), i gastroenterici (6 [5%] vs 25 [20%]), e le infezioni (7 [5%] vs 24 [19%]). Eventi avversi ematologici severi sono stati riportati in due (2%) pazienti assegnati al braccio chemio + lenalidomide e nessuno nei pazienti del braccio alte dosi di melphalan con ASCT. Eventi avversi non-ematologici severi sono stati riportati in 13 (10%) pazienti assegnati al braccio chemio + lenalidomide e 9 (7%) in quello con alte dosi di melphalan con ASCT.
Durante la fase di mantenimento gli eventi avversi registrati non differivano in modo significativo tra i due regimi; la durata mediana del mantenimento è stata simile nei due gruppi. Gli eventi avversi più frequenti di grado 3-4 sono stati la neutropenia (9 [8%] di 117 pazienti del gruppo lenalidomide + prednisone vs 14 [13%] dei 106 pazienti del gruppo con sola lenalidomide), infezioni (8 [8%] vs 5 [5%]), e tossicità sistemiche (7 [6%] vs 2 [2%]). Eventi avversi non-ematologici severi sono stati riportati in 13 (11%) pazienti del gruppo lenalidomide + prednisone versus 10 (9%) pazienti del gruppo con sola lenalidomide. Quattro pazienti sono deceduti a seguito di eventi avversi, tre per eventi infettivi (due durante l’induzione e uno durante il consolidamento) e solo uno per tossicità cardiaca.

Conclusioni

Il consolidamento con alte dosi di melphalan e supporto di cellule staminali autologhe rimane l’approccio terapeutico più appropriato nei pazienti eleggibili a trapianto affetti da MM nonostante il profilo di tossicità più favorevole con chemioterapia associata a lenalidomide. Per quanto concerne il mantenimento gli Autori concludono che la progressione libera da malattia non è risultata significativamente differente nei due gruppi.