Peyvandi F, et al. N Engl J Med 2016; 374: 511–522
Abstract
Full text
Caplacizumab nella porpora trombotica trombocitopenica: nuovi sviluppi terapeutici

La porpora trombotica trombocitopenica (PTT) acquisita è caratterizzata dall’aggregazione delle piastrine indotta dai multimeri ultra-larghi del fattore von Willebrand (vWF), con la conseguente formazione di trombosi sistemica nel microcircolo, anemia emolitica, piastrinopenia e ischemia multiorgano con elevata incidenza di complicanze potenzialmente fatali. La patologia è provocata dal deficit severo di ADAMTS13, in presenza di autoanticorpi inibitori. Il trattamento che consente di ottenere la remissione è basato sullo scambio plasmatico quotidiano associato a terapie immunosoppressive (steroide e rituximab) ma la mortalità ad oggi rimane alta.
Sul NEJM sono riportati i risultati del trial clinico di fase II TITAN, condotto da Peyvandi e colleghi per valutare l’attività dell’anti vWF caplacizumab.

Materiali e metodi

Caplacizumab è un piccolo anticorpo monoclonale umanizzato (single variable domain immunoglobulin-nanobody) capace di inibire l’interazione tra i multimeri ultra-larghi del vWF e le piastrine. Lo studio, multicentrico di fase II, ha randomizzato con rapporto 1:1 adulti affetti da PTT acquisita a ricevere caplacizumab sottocute (10 mg/die) o placebo, durante lo scambio plasmatico e per ulteriori 30 giorni dopo l’ultimo scambio.
L’endpoint primario dello studio era il tempo alla risposta, definita come normalizzazione della conta piastrinica. La valutazione delle riacutizzazioni (entro 30 gg) e delle recidive erano i due maggiori endpoints secondari dello studio.

Risultati

Tra ottobre 2010 e gennaio 2014 lo studio ha arruolato 75 pazienti (36 trattati con caplacizumab e 39 con placebo). Nei pazienti trattati con caplacizumab il tempo alla risposta era significativamente inferiore rispetto a quelli che avevano ricevuto placebo (riduzione del tempo mediano del 39%, p=0,005).

Tabella 1

 

Degli 8 pazienti che hanno sperimentato una recidiva precoce dopo sospensione del trattamento, 7 avevano un livello di attività di ADAMTS13 <10%, suggerendo la persistenza di un'attività autoimmune. Questa osservazione conferma l’importanza della concomitante terapia immunosoppressiva e supporta l’utilizzo del monitoraggio di ADAMTS13 come marcatore predittivo di recidiva e come guida per la durata del trattamento con caplacizumab.

 

Figura 1

 

Conclusioni

Caplacizumab determina una risposta più rapida degli episodi acuti di PTT rispetto al placebo. Dal momento che il trattamento della PTT con scambio plasmatico e immunosoppressione richiede tempo prima di portare alla risoluzione della malattia, caplacizumab grazie alla prevenzione della formazione di microtrombi e degli eventi ischemici che ne conseguono, potrebbe avere un importante ruolo protettivo contro il danno d’organo a breve e a lungo termine indotto dalla TTP.