Voorhees PM, et al. Blood 2020; 136: 936–945
Abstract
Full-text
Daratumumab, lenalidomide, bortezomib e desametasone nei pazienti affetti da mieloma multiplo di nuova diagnosi candidati a trapianto: i risultati dello studio GRIFFIN

Introduzione

Il trattamento con lenalidomide, bortezomib e desametasone (RVd) e il trapianto autologo di cellule staminali (ASCT) rappresentano la terapia standard di prima linea per i pazienti eleggibili al trapianto con mieloma multiplo di nuova diagnosi (NDMM). Lo studio GRIFFIN ha valutato l'aggiunta di daratumumab (D) a RVd (D-RVd) in pazienti NDMM idonei al trapianto.

Metodi

Lo studio di fase II, multicentrico, ha randomizzato 207 pazienti con rapporto 1:1 a ricevere in induzione D-RVd o RVd (quattro cicli), seguiti dall’ASCT, da un consolidamento con ulteriori due cicli D-RVd o RVd e da una successiva terapia di mantenimento con lenalidomide o lenalidomide più daratumumab (26 cicli). L'endpoint primario dello studio era il tasso di risposta completa stringente (sCR) entro la fine del consolidamento post-ASCT.

Risultati

Il tasso di risposte alla fine dei due cicli di consolidamento post-trapianto era più elevato nel gruppo trattato con daratumumab: sCR 42,4% con D-RVd vs 32,0% con RVd (odds ratio 1,57; 95% CI 0,87–2,82; p=0,068). Con un follow-up più lungo (mediana 22,1 mesi), la profondità della risposta è migliorata e i tassi di sCR erano del 62,6% con D-RVd vs 45,4% con RVd (p=0,0177) (Figura 1). Analogamente, si è osservata una differenza a favore di D-RVd anche nei tassi di negatività della malattia residua minima (MRD) (soglia 10-5) nella popolazione intent-to-treat (51,0 vs 20,4%; p <0,0001) (Tabella 1). Il tasso di progression-free survival (PFS) a 24 mesi era del 95,8 e dell'89,8% rispettivamente. Quattro pazienti nel gruppo D-RVd (3,8%) e sette pazienti nel gruppo RVd (6,8%) sono progrediti. Gli eventi avversi ematologici di grado 3-4 erano più comuni con D-RVd. Si sono verificate più infezioni complessive con D-RVd, ma il tasso di infezione di grado 3-4 era simile nei due bracci. Per quanto riguarda la raccolta delle cellule staminali emopoietiche, non sono state riscontrate differenze significative. La resa mediana della raccolta delle CD34+ è stata 8,2x106/kg per D-RVd e 9,4×106/kg per RVd, sebbene l'uso di plerixafor fosse più comune con D-RVd. I tempi mediani per l'attecchimento di neutrofili e piastrine erano comparabili.

Conclusioni

Nei pazienti con NDMM candidabili a trapianto l’aggiunta di daratumumab a RVd in induzione e nel consolidamento ha migliorato la profondità della risposta valutata come sCR e come MRD. L’aggiunta di daratumumab non ha modificato la capacità di raccolta delle cellule staminali e i tempi di attecchimento. L’aggiunta del monoclonale ha migliorato gli outcome clinici senza determinare problemi di sicurezza.