Numero speciale di "Impact Factor News” n° 4 - Ottobre 2020
Introduzione
L’esposizione a lenalidomide e bortezomib in prima linea sta determinando una crescente necessità di nuovi trattamenti per i pazienti con mieloma multiplo recidivato-refrattario (RR). In uno studio di fase I, carfilzomib in combinazione con daratumumab ha mostrato un'efficacia sostanziale e un buon profilo di tollerabilità nel mieloma multiplo RR. Dimopoulos e colleghi hanno recentemente pubblicato i risultati dello studio di fase III CANDOR, che ha confrontato l'efficacia e la sicurezza di carfilzomib, desametasone e daratumumab rispetto a carfilzomib e desametasone in questo setting di pazienti.
Metodi
Lo studio di fase III randomizzato, multicentrico, in aperto, ha reclutato 466 pazienti affetti da mieloma multiplo RR in 102 siti (Nord America, Europa, Australia e Asia). I pazienti sono stati randomizzati con rapporto 2:1 a ricevere carfilzomib, desametasone e daratumumab (KdD) o carfilzomib e desametasone (Kd). Tutti i pazienti sono stati trattati con carfilzomib due giorni alla settimana al dosaggio di 56 mg/m2 (20 mg/m2 nei giorni 1 e 2 del ciclo uno) e con desametasone 40 mg alla settimana (20 mg per i pazienti di età ≥75 anni a partire dalla seconda settimana). Nel braccio KdD è stato aggiunto daratumumab (8 mg/kg) somministrato ev nei giorni 1 e 2 del primo ciclo e al dosaggio di 16 mg/kg una volta alla settimana per le rimanenti dosi dei primi due cicli; dopodiché, ogni due settimane nei cicli 3–6 e ogni quattro settimane dal settimo ciclo. L'endpoint primario dello studio era la progression-free survival (PFS) in base all’intention-to-treat.
Risultati
Tra giugno 2017 e giugno 2018 sono stati arruolati 466 pazienti su 569 valutati per l'eleggibilità. Dopo un follow-up mediano di circa 17 mesi, nel gruppo KdD la PFS mediana non è stata raggiunta vs una PFS di 15,8 mesi nel gruppo Kd (hazard ratio (HR) 0,63; 95% CI 0,46–0,85; p=0,0027). Il vantaggio in termini di PFS è stato confermato nell’analisi per sottogruppi definiti, compresi i pazienti precedentemente esposti e/o refrattari a lenalidomide (Figura 1). La durata mediana del trattamento è stata più lunga nel gruppo KdD rispetto al gruppo Kd (70,1 vs 40,3 settimane). Per quanto riguarda gli eventi avversi di grado ≥3 sono stati riscontrati in 253 dei pazienti nel gruppo KdD (82%) e in 113 dei pazienti nel gruppo Kd (74%). La frequenza di eventi avversi con necessità di interruzione del trattamento è stata simile in entrambi i gruppi (KdD: 69 [22%]; Kd: 38 [25%]).
Conclusioni
Nei pazienti con mieloma multiplo RR la tripletta KdD ha determinato risposte più profonde (Tabella 1) e ha prolungato in modo significativo la PFS rispetto al trattamento con Kd, anche nei pazienti refrattari alla lenalidomide. La tripletta KdD ha mostrato un profilo rischio-beneficio favorevole e gli autori la propongono come potenziale standard di cura nei pazienti nei quali la lenalidomide non è più una valida opzione di cura.