Numero speciale di "Impact Factor News” n° 1 - Aprile 2017
Background
I dati di efficacia ottenuti negli studi di fase 1 e 2, nel mieloma multiplo recidivato refrattario, con l’anticorpo monoclonale anti-CD38 daratumumab in monoterapia o in combinazione con lenalidomide e desametasone, sono promettenti. Sul NEJM Dimopulos ha presentato i risultati dello studio di fase 3 POLLUX che ha confrontato la tripletta daratumumab, lenalidomide e desametasone con la combinazione classica lenalidomide-desametasone.
Metodi
Lo studio di fase 3 ha randomizzato 569 pazienti affetti da mieloma multiplo pretrattati con almeno una linea di trattamento, a ricevere lenalidomide desametasone (Ld - gruppo di controllo) o Ld con l’aggiunta di daratumumab (gruppo daratumumab). I partecipanti sono stati trattati fino a progressione o tossicità inaccettabile. L’endpoint primario dello studio era la progression-free survival (PFS).
Risultati
Con un follow-up mediano di 13,5 mesi, nell’analisi ad interim effettuata per protocollo, sono stati osservati 169 eventi di progressione o decesso: 53 eventi nei 286 pazienti del gruppo daratumumab (18,5%) e 116 nei 283 pazienti del gruppo di controllo, pari al 41% (HR 0,37, CI al 95% 0,27–0,52; p <0,001) con una riduzione del rischio di progressione o morte del 63% nel braccio sperimentale.
Il tasso di PFS a 12 mesi nel braccio sperimentale e in quello di controllo era rispettivamente dell’83,2% (IC al 95% 78,3–87,2) e del 60,1% (IC al 95% 54,0–65,7).
Nel gruppo daratumumab il tasso di risposte complessive è stato del 92,9% verso il 76,4% del gruppo Ld (p <0,001), anche il tasso di remissione complete era superiore con la tripletta (43,1 vs 19,2%; p <0.001). Nel gruppo daratumumab è stato riscontrato un tasso di negativizzazione della malattia minima residua maggiore rispetto al gruppo di controllo e questo si associava a un miglioramento degli outcomes (Tabella 1).
Gli eventi avversi più comuni di grado 3 e 4 sono state le tossicità ematologiche (Tabella 2), l’incidenza della neutropenia è stata maggiore nel braccio daratumumab. Nel gruppo trattato con il monoclonale si sono inoltre verificate reazioni infusionali nel 47,7% dei pazienti, si è trattato soprattutto di eventi di grado 1 e 2 che si sono verificati per lo più in occasione della prima infusione. Il tasso di sospensione del trattamento è stato analogo nei due bracci.
Conclusioni
L’aggiunta di daratumumab al trattamento con lenalidomide e desametasone allunga in modo statisticamente significativo la PFS nei pazienti con mieloma multiplo recidivato refrattario. Daratumumab si associa a reazioni infusionali e a una maggior incidenza di neutropenia rispetto al braccio di controllo ma senza che questo determini una maggior incidenza di sospensione del trattamento (studio POLLUX ClinicalTrials.gov number, NCT02076009.)