Numero speciale di "Impact Factor News” n° 1 - Aprile 2018
Introduzione
Sono stati pubblicato su JCO i risultati iniziali dello studio BFORE, un trial di fase III condotto nei pazienti con leucemia mieloide cronica (LMC) in fase cronica all’esordio, che ha posto a confronto imatinib e bosutinib in termini di efficacia e sicurezza. Bosutinib è un potente inibitore delle tirosin-chinasi di seconda generazione, attualmente approvato per il trattamento della LMC Philadelphia positiva resistente e/o intollerante ai trattamenti precedenti.
Pazienti e metodi
Lo studio di fase III, multicentrico, internazionale tuttora in corso, ha randomizzato 536 pazienti con rapporto 1:1 a ricevere un trattamento con 400 mg di bosutinib (n=268) o imatinib (n=268) in monosomministrazione giornaliera. L'endpoint primario dello studio è la risposta molecolare maggiore (MMR) a 12 mesi.
Nell’analisi di efficacia sono stati inclusi i pazienti cromosoma Philadelphia positivi con trascritto BCR-ABL tipico (8e13a2/e14a2), 246 nel gruppo bosutinib e 241 nel gruppo imatinib.
Risultati
Nel gruppo trattato con bosutinib la risposta molecolare a 12 mesi era significativamente maggiore rispetto al gruppo trattato con imatinib (47,2 verso 36,9%; p=0,02) (Figura 1). Analogamente il tasso di risposta citogenetica completa a 12 mesi era del 77,2% con bosutinib e del 66,4% con imatinib (p=0,0075). Nel braccio bosutinib le risposte erano più rapide.
Dieci pazienti hanno sperimentato una progressione verso la fase accelerata/blastica: 4 trattati con bosutinib (1,6%) e 6 con imatinib (2,5%).
Il tasso di discontinuazione del trattamento nel braccio bosutinib e nel braccio imatinib era rispettivamente del 22 e del 26,8%, le sospensioni erano principalmente dovute a tossicità correlate al farmaco (12,7 e 8,7%, rispettivamente). Per quanto riguarda la sicurezza, gli effetti collaterali più frequenti osservati con bosutinib erano la diarrea di grado 3 (incidenza 7,8 verso 0,8% con imatinib), l’incremento della ALT (19,0 vs 1,5%) e delle AST (9,7 vs 1,9%). Gli eventi avversi cardio-vascolari erano infrequenti con entrambi i farmaci.
Conclusioni
Gli Autori concludono che bosutinib si associa a un maggior tasso di risposte molecolari e citogenetiche complete e a un tempo più rapido alla risposta rispetto a imatinib. Bosutinib, secondo gli Autori, potrebbe essere una terapia efficace nel trattamento della LMC in prima linea, anche considerando il profilo di tossicità accettabile caratterizzato per lo più da una tossicità gastrointestinale e/o da incremento delle transaminasi.