Numero speciale di "Impact Factor News” n° 1 - Aprile 2019
Introduzione
Le opzioni terapeutiche nei pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) recidivati/refrattari sono limitate. Le cellule tumorali sono in grado di sfruttare il percorso di checkpoint di morte cellulare programmata tipo 1(PD-1) per evadere la sorveglianza immunologica inibendo l’apoptosi. In questo lavoro gli Autori hanno valutato l’efficacia e la sicurezza dell’inibitore di PD-1 nivolumab nei pazienti affetti da DLBCL recidivati/refrattari.
Lo studio purtroppo ha fallito il suo obiettivo, a differenza di quanto osservato nel linfoma di Hodgkin. Abbiamo comunque scelto di proporlo in questo numero per lasciare aperto l’interesse per l’immunoterapia degli inibitori del checkpoint.
Metodi
In questo studio di fase 2, singolo braccio, aperto, sono stati arruolati pazienti affetti da DLBCL recidivati/refrattari che non erano candidabili a chemioterapia ad alte dosi o che erano progrediti dopo tale procedura.
I pazienti hanno ricevuto nivolumab alla dose standard di 3 mg/kg ogni 2 settimane. Gli sperimentatori hanno saggiato sia l’efficacia sia la sicurezza di nivolumab dal punto di vista clinico, sia le alterazioni genetiche a carico del braccio corto del cromosoma 99(p24.1).
Risultati
Sono stati trattati 121 pazienti: di questi, 87 - gruppo A progredito alle alte dosi - hanno ricevuto una media di 4 dosi di nivolumab, mentre 34 - gruppo ineleggibile alle alte dosi - hanno ricevuto una media di 3 dosi di nivolumab. Al follow-up mediano di 9 mesi nel gruppo A e di 6 mesi nel gruppo B, le risposte oggettive sono state rispettivamente del 10 e del 3%, con mediane dei tempi di risposta di 11 e 8 mesi, rispettivamente. Le mediane di sopravvivenza libera da malattia e di sopravvivenza globale sono state 1,9 e 12,2 mesi nel gruppo A, 1,4 e 5,8 mesi nel gruppo B, rispettivamente.
Tutti e tre i pazienti che hanno ottenuto una remissione completa, appartenenti al gruppo B, hanno mantenuto la risposta per lunghi periodi: il primo 11 mesi circa, il secondo 14 mesi circa e il terzo 17 mesi. Eventi avversi correlati al trattamento di grado 3-4 si sono verificati nel 24% dei pazienti. I più comuni sono stati la neutropenia (4%), la trombocitopenia (3%) e l’incremento delle lipasi (3%). Di tutti i campioni analizzabili per 9p24.1, il 16% ha dimostrato bassi livelli di duplicazione di copie e il 3% di amplificazione di copie.
Conclusioni
Nivolumab in monoterapia ha dimostrato di avere un profilo di sicurezza accettabile ma ha fallito l’obiettivo di efficacia permettendo di ottenere un limitato numero di risposte nei pazienti con DLBCL ineleggibili alle alte dosi di chemioterapia o che hanno fallito tale trattamento. Per quanto concerne lo studio biologico gli autori concludono che le alterazioni di 9p24.1 sono rare nel DLBCL.