Numero speciale di "Impact Factor News” n° 4 - Ottobre 2018
Introduzione
Nel linfoma di Hodgkin classico (cHL) le alterazioni genetiche che causano sovraespressione del gene PD (programmed death) 1 sono quasi universali. Nivolumab, un inibitore del checkpoint di PD1 è efficace nel cHL recidivato/refrattario dopo trapianto autologo di cellule ematopoietiche (auto-HCT). Su JCO, Armand et al. hanno pubblicato i dati di sicurezza e di efficacia della monoterapia con nivolumab dopo un follow-up prolungato dello studio CheckMate 205 volto a valutare l’attività di nivolumab in questo setting di pazienti.
Metodi
Lo studio multicentrico, di fase 2, ha arruolato pazienti affetti da cHL recidivato/refrattario post auto-HCT, suddivisi in 3 coorti differenziate i base ai trattamenti precedentemente ricevuti:
- brentuximab vedotin (BV)-naïve (coorte A)
- BV dopo auto-HCT (coorte B)
- BV ricevuto prima e/o dopo auto-HCT (coorte C).
Tutti i pazienti sono stati trattati con nivolumab 3 mg/kg ogni 2 settimane fino a progressione della malattia/tossicità inaccettabile. L'endpoint primario dello studio era il tasso di risposta obiettiva (ORR), i risultati sono stati valutati da un comitato indipendente di revisione.
Risultati
Sono stati trattati 243 pazienti con età mediana di 34 anni (range 63 nella coorte A, 80 nella coorte B e 100 nella coorte C). Dopo un follow-up mediano di 18 mesi, il 40% dei pazienti era ancora in trattamento. I pazienti delle coorti A, B e C hanno ricevuto rispettivamente una mediana di 32, 32 e 27 dosi di nivolumab.
L’overall response rate era del 69% (IC 95%, dal 63 al 75) nell’intera popolazione in studio. In Tabella 1 il tasso di risposte per coorte. Nei rispondenti, il tempo mediano alla risposta era di 2,1 mesi (IC 95%, da 1,9 a 2,7 mesi). In più del 95% dei pazienti è stata osservata una riduzione della lesione target (Figura 1).
Complessivamente, la risposta era mantenuta (DOR) per una mediana di 16,6 mesi (IC 95%, da 13,2 a 20,3 mesi) e la sopravvivenza mediana libera da progressione (PFS) era di 14,7 mesi (IC 95% da 11,3 a 18,5 mesi). I dati di DOR e PFS suddivisi in base alla risposta ottenuta sono visualizzati nella Figura 2 e nella Figura 3. Dopo il primo riscontro di progressione della malattia, 70 pazienti hanno proseguito il trattamento con nivolumab e nel 61% dei valutabili si è osservata una stabilizzazione o una riduzione della malattia (Figura 4).
Al momento dell’analisi la sopravvivenza mediana (OS) non era ancora stata raggiunta nella popolazione in toto e nelle singole coorti con una OS a 1 anno del 92% (Figura 5).
Per quanto riguarda la tollerabilità, gli eventi avversi più comuni di grado 3-4 correlati a nivolumab sono stati: aumenti della lipasi (5%), neutropenia (3%) e aumenti di ALT (3%). Nessuno dei 29 decessi occorsi nei pazienti in studio è stato correlato al trattamento. Il tasso di discontinuazione per eventi avversi era del 7%.
Conclusioni
Questa analisi, effettuata con un follow-up esteso, sottolinea la capacità di nivolumab in monoterapia di indurre un alto tasso di risposte durature. L’anti-PD1 inoltre riconferma il suo favorevole profilo di sicurezza con un basso numero di discontinuazioni per tossicità nel cHL recidivato/refrattario.
Anche grazie alla solidità di questi risultati, AIFA ha recentemente approvato la rimborsabilità di nivolumab per il trattamento di pazienti adulti colpiti da cHL recidivante o refrattario dopo trapianto autologo di cellule staminali e pretrattati con brentuximab vedotin.