Numero speciale di "Impact Factor News” n° 4 - Ottobre 2018
Introduzione
La rarità delle cellule neoplastiche nella biopsia del linfoma di Hodgkin (cHL), impone importanti ostacoli tecnici che finora hanno limitato gli studi genomici. Gli Autori hanno valutato il DNA tumorale circolante (ctDNA) come una fonte di DNA tumorale per analizzare le mutazioni del profilo genetico e come materiale per il monitoraggio della malattia.
Metodi
L'analisi, retrospettiva, è stata effettuata su campioni raccolti in 80 pazienti con nuova diagnosi di cHD e in 32 pazienti recidivati/refrattari, i campioni sono stati raccolti longitudinalmente in corso di ABVD (adriamicina, bleomicina, vinblastina, dacarbazina) per i pazienti in prima linea e in corso di chemioterapia e immunoterapia nei pazienti recidivati/refrattari.
Gli Autori hanno analizzato il ctDNA mediante next-generation sequencing con l’obiettivo di ottenere una caratterizzazione genetica del cHL in diverse fasi cliniche della malattia e per valutare le modifiche quantitative del ctDNA in corso di trattamento.
Risultati
Il ctDNA analizzato rispecchiava la genetica delle cellule di Hodgkin e Reed-Sternberg, identificando così il ctDNA come una fonte facilmente accessibile di DNA tumorale per la genotipizzazione del cHL. Lo studio ha identificato STAT6 come il gene più frequentemente mutato (~40% dei casi), e ha perfezionato l'attuale conoscenza della genetica del cHL.
L’analisi longitudinale del ctDNA ha permesso di identificare dei pattern di evoluzione clonale dipendenti dal trattamento in pazienti recidivati dopo chemioterapia e pazienti in remissione parziale dopo l’immunoterapia.
Attraverso la quantificazione seriata del ctDNA in corso di terapia e i risultati della PET, gli Autori hanno identificato la riduzione di 2 log nel ctDNA dopo 2 cicli ABVD come predittiva della risposta al trattamento (Figura 1).
Conclusioni
Gli Autori, in base ai risultati ottenuti misurando i cambiamenti del ctDNA durante la terapia, propongono la valutazione del ctDNA come uno strumento privo di radiazioni che potrebbe integrare la PET nell’identificare precocemente i pazienti refrattari alla chemioterapia. Il ctDNA emerge dallo studio come potenziale nuovo biomarcatore di precisione nel cHL.