Numero speciale di "Impact Factor News” n° 4 - Ottobre 2020
Introduzione
La malattia acuta del trapianto contro l'ospite (GvHD) rimane una delle principali problematiche del trapianto allogenico di cellule staminali. I risultati dello studio di fase III REACH-2, pubblicato sul New England Journal of Medicine, hanno confermato i dati di efficacia di ruxolitinib, inibitore selettivo della Janus chinasi (JAK1 e JAK2), nel trattamento della GvHD acuta refrattaria ai glucocorticoidi.
Metodi
Lo studio di fase III multicentrico, randomizzato, in aperto, ha confrontato l'efficacia e la sicurezza di ruxolitinib orale (10 mg due volte al giorno) con la terapia scelta dallo sperimentatore da un elenco di nove opzioni comunemente usate (controllo) in pazienti di età ≥12 anni con GvHD acuta refrattaria ai glucocorticoidi dopo trapianto allogenico di cellule staminali. L'endpoint primario era la risposta globale (risposta completa o risposta parziale) al giorno 28. L'endpoint secondario era il tasso di risposta globale (ORR) persistente al giorno 56.
Risultati
Nello studio sono stati randomizzati 309 pazienti: 154 sono stati assegnati al gruppo ruxolitinib e 155 al gruppo di controllo. La ORR al giorno 28 è stata più alta nel gruppo ruxolitinib rispetto al gruppo di controllo (62% [96 pazienti] vs 39% [61 pazienti]; odds ratio 2,64; 95% CI 1,65–4,22; p <0,001). Anche la ORR al giorno 56 è stata maggiore nel gruppo ruxolitinib rispetto al gruppo di controllo (40 vs 22%; odds ratio 2,38; 95% CI 1,43–3,94; p <0,001) (Figura 1). L'incidenza cumulativa stimata di perdita di risposta a sei mesi era del 10% nel gruppo ruxolitinib e del 39% nel gruppo di controllo. Analogamente, la sopravvivenza mediana libera da fallimento è stata considerevolmente più lunga con ruxolitinib rispetto al gruppo di controllo (5,0 vs 1,0 mesi; hazard ratio (HR) per recidiva o progressione della malattia ematologica, morte non correlata a ricaduta o aggiunta di nuova terapia sistemica per GvHD acuta 0,46; 95% CI 0,35–0,60) (Figura 2). L’overall survival (OS) mediana è stata di 11,1 mesi nel gruppo ruxolitinib e di 6,5 mesi nel gruppo di controllo (HR 0,83; 95% CI 0,60–1,15). Gli eventi avversi più comuni nelle prime quattro settimane di trattamento sono stati la trombocitopenia (nel 33% dei pazienti nel gruppo ruxolitinib e nel 18% nel gruppo di controllo), l’anemia (nel 30 e 28%, rispettivamente) e l’infezione da Cytomegalovirus (26 e 21%). L’incidenza di eventi avversi seri è stata del 38% nei pazienti trattati con ruxolitinib e del 34% nei pazienti nel gruppo di controllo, e la necessità di modifiche del dosaggio si è verificata nel 38% dei pazienti nel braccio ruxolitinib e nel 9% dei pazienti nel braccio di controllo. Il tasso di interruzione del trattamento a causa di eventi avversi è stato rispettivamente dell'11 e del 5%.
Conclusioni
Nel setting dei pazienti con GvHD refrattaria alla terapia steroidea, caratterizzati da una cattiva prognosi, la terapia con ruxolitinib ha determinato un miglioramento significativo in termini di efficacia, dimostrandosi superiore alle terapie standard, se pur con una maggiore incidenza di trombocitopenia, l'effetto tossico più frequente, rispetto a quanto osservato con le terapie di controllo.