Numero speciale di "Impact Factor News” n° 4 - Ottobre 2020
Introduzione
I pazienti più anziani affetti da leucemia mieloide acuta (AML) hanno una prognosi infausta, anche dopo il trattamento con un agente ipometilante. L'aggiunta dell’inibitore di BCL-2 venetoclax all’azacitidina ha confermato la sua efficacia nello studio di fase III VIALE-A, dimostrando un incremento dell’overall survival (OS) rispetto al trattamento con solo ipometilante.
Metodi
Lo studio multicentrico, in doppio cieco, ha incluso pazienti affetti da AML in prima diagnosi, non idonei a ricevere una terapia di induzione standard a causa delle comorbidità coesistenti e/o per età superiore a 75 anni. I pazienti sono stati randomizzati con rapporto 2:1 a ricevere un trattamento con azacitidina (75 mg/m2 sc o ev, nei giorni da 1 a 7 ogni 28 giorni) con aggiunta di venetoclax (400 mg per os, una volta al giorno) in cicli di 28 giorni vs azacitidina più placebo. L'endpoint primario dello studio era la OS.
Risultati
La popolazione intent-to-treat ha compreso 431 pazienti (286 nel gruppo azacitidina-venetoclax e 145 nel gruppo di controllo azacitidina-placebo). In entrambi i gruppi l'età media era di 76 anni (range 49–91). Con un follow-up mediano di 20,5 mesi, si è riscontrato un vantaggio di sopravvivenza nel gruppo azacitidina-venetoclax, con una OS mediana globale di 14,7 vs 9,6 mesi nel gruppo di controllo (hazard ratio (HR) rischio di morte 0,66; 95% CI 0,52–0,85; p <0,001) (Figura 1). L’associazione azacitidina-venetoclax si è associata anche a un incremento significativo dell’incidenza di remissione completa (36,7 vs 17,9%; p <0,001), così come di remissione completa composita (remissione completa o remissione completa con recupero ematologico incompleto) (66,4 vs 28,3%; p <0,001). Nell’analisi per sottogruppi il vantaggio determinato dalla terapia di associazione si confermava nelle leucemie secondarie ed era indipendente dalla categoria di rischio citogenetico o molecolare. Per quanto riguarda la sicurezza, tra gli eventi avversi principali è stata riscontrata nausea di qualsiasi grado nel 44% dei pazienti nel gruppo azacitidina-venetoclax e nel 35% di quelli nel gruppo di controllo, e tossicità ematologica: trombocitopenia di grado 3 o superiore (nel 45 e 38%, rispettivamente), neutropenia (nel 42 e 28%) e neutropenia febbrile (nel 42 e 19%). Infezioni di qualsiasi grado si sono verificate nell'85% dei pazienti nel gruppo azacitidina-venetoclax e nel 67% di quelli nel gruppo di controllo, ed eventi avversi gravi si sono verificati rispettivamente nell'83 e nel 73%.
Conclusioni
La OS è stata più lunga nei pazienti non trattati in precedenza e non idonei alla chemioterapia intensiva, e l'incidenza di remissione è stata maggiore tra i pazienti trattati con azacitidina più venetoclax rispetto a quelli che hanno ricevuto azacitidina da sola. Nonostante l'incidenza della neutropenia febbrile sia stata maggiore nel gruppo azacitidina-venetoclax rispetto al gruppo di controllo, la terapia di combinazione ha determinato un miglioramento della prognosi in questo sottogruppo AML a prognosi sfavorevole.