Numero speciale di "Impact Factor News” n° 4 - Ottobre 2021
Introduzione
Il blocco di PD-1 tramite pembrolizumab in monoterapia ha mostrato significativa attività antitumorale e tossicità accettabili in pazienti affetti da linfoma di Hodgkin (HL) classico recidivato/refrattario (R/R). In questo lavoro gli sperimentatori presentano l’analisi ad interim dello studio KEYNOTE-204 che confronta in modo prospettico l’efficacia di pembrolizumab vs brentuximab vedotin nell’HL classico R/R.
Metodi
In questo studio randomizzato, in aperto, di fase III, pazienti di età maggiore o uguale a 18 anni con HL classico R/R con malattia misurabile ed ECOG performance status di 0 o 1, che non erano eleggibili a chemioterapia ad alte dosi o avevano una recidiva dopo trapianto di cellule staminali ematopoietiche (HSCT) autologo, sono stati arruolati in 78 ospedali e centri oncologici in 20 paesi e territori. I pazienti sono stati assegnati in modo casuale (1:1) con un sistema interattivo di risposta vocale per ricevere pembrolizumab 200 mg per via endovenosa ogni tre settimane o brentuximab vedotin 1,8 mg/kg per via endovenosa ogni tre settimane. La randomizzazione è stata stratificata per precedente HSCT autologo e stato dopo la terapia di prima linea. I risultati della seconda analisi ad interim sono presentati qui, con un cut-off del database del 16/01/2020. I doppi endpoints primari valutati nella popolazione intention-to-treat erano la progression-free survival (PFS), valutata da una revisione centrale indipendente in cieco, e l’overall survival (dati non presentati in questa analisi intermedia). La sicurezza è stata valutata in tutti i pazienti che hanno ricevuto almeno una dose del farmaco in studio. Questo studio è registrato con ClinicalTrials.gov, NCT02684292.
Risultati
Tra l'08/07/2016 e il 13/07/2018, 151 pazienti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere pembrolizumab e 153 a ricevere brentuximab vedotin. Dopo un tempo mediano dalla randomizzazione al cut-off dei dati di 25,7 mesi (IQR 23,4–33,0), la PFS mediana è stata di 13,2 mesi (95% confidence interval, CI 10,9–19,4) per pembrolizumab vs 8,3 mesi (5,7–8,8) per brentuximab vedotin (hazard ratio, HR 0,65; 95% CI 0,48–0,88; p=0,0027). Gli eventi avversi correlati al trattamento (TEAE) di grado severo (≥3) più comuni sono stati polmonite (6/148 pazienti, 4%, nel gruppo pembrolizumab vs 1/152 pazienti, 1%, nel gruppo brentuximab vedotin), neutropenia (tre pazienti, 2%, vs 11 pazienti, 7%), neutropenia (un paziente, 1%, vs sette pazienti, 5%) e neuropatia periferica (un paziente, 1%, vs cinque pazienti, 3%). I TEAE gravi si sono verificati in 24 dei 148 pazienti (16%) trattati con pembrolizumab e 16 dei 152 pazienti (11%) trattati con brentuximab vedotin. Un decesso correlato al trattamento dovuto a polmonite si è verificato nel gruppo pembrolizumab.
Conclusioni
Pembrolizumab ha mostrato un miglioramento statisticamente e clinicamente significativo della PFS rispetto a brentuximab vedotin, con una sicurezza coerente con i dati precedenti. Questi dati supportano pembrolizumab come opzione di trattamento preferita per i pazienti con HL classico R/R non eleggibili a chemioterapia ad alte dosi o che avevano una recidiva dopo HSCT autologo.