Introduzione
Lo studio IMROZ è stato disegnato per valutare l’impatto dell’aggiunta dell'anticorpo monoclonale anti-CD38 isatuximab alla terapia di prima linea con bortezomib, lenalidomide e desametasone (VRd) nei pazienti con mieloma multiplo (MM) non eleggibili a trapianto.
Metodi
Il trial internazionale di fase 3, in aperto, ha randomizzato, con un rapporto 3:2, pazienti di età compresa tra 18 e 80 anni con MM di nuova diagnosi non eleggibili per il trapianto a ricevere isatuximab più VRd o solo VRd. L'obiettivo primario di efficacia è stata la sopravvivenza libera da progressione (PFS). Tra gli endpoints secondari principali ci sono stati la risposta completa o superiore e la negativizzazione della malattia residua misurabile (MRD) nei pazienti in risposta completa.
Risultati
Lo studio ha randomizzato 446 pazienti. Con un follow-up mediano di 59,7 mesi, si osservava un miglioramento statisticamente significativo della PFS, stimata a 60 mesi del 63,2% nel gruppo isatuximab-VRd, rispetto al 45,2% nel gruppo VRd e una riduzione del rischio di progressione o di morte del 40% nel gruppo isatuximab-VRd (hazard ratio, HR per progressione della malattia o morte: 0,60; confidence interval [CI] 98,5%: 0,41–0,88; p <0,001) (Figura 1).
La percentuale di pazienti con risposta completa o superiore era significativamente più alta nel gruppo isatuximab-VRd rispetto al gruppo VRd (74,7 contro 64,1%, p=0,01) (Figura 2A), così come la percentuale di pazienti con MRD-negativa e risposta completa (55,5 contro 40,9%, p=0,003) (Figura 2B). Analogamente, la percentuale di pazienti con MRD-negativa sostenuta a un anno era del 46,8% con isatuximab-VRd rispetto al 24,3% con VRd (Figura 2B).
Per quanto riguarda la sicurezza e la tollerabilità della combinazione, si era in linea con le tossicità note dei farmaci utilizzati. Gli eventi avversi erano per lo più gestibili e l’incidenza di eventi avversi gravi e di eventi avversi che avevano portato all'interruzione erano simili nei due gruppi.
Conclusioni
Isatuximab-VRd è più efficace di VRd come terapia di prima linea nei pazienti con MM di nuova diagnosi non eleggibili a trapianto. Il vantaggio in termini di PFS è in linea con l’ottenimento di una maggior percentuale di risposte profonde con l’aggiunta dell’anti-CD38. Questa combinazione terapeutica offre nuove prospettive per un controllo a lungo termine e si affaccia come potenziale nuovo standard di trattamento nei pazienti fit non candidabili a trapianto.