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aprile 2025 Articolo precedente Articolo successivo
Badros A, et al. Blood 2025; 145: 300–310
Abstract
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Nello studio AURIGA vantaggio con l’aggiunta di daratumumab a lenalidomide nel mantenimento post-trapianto per i pazienti con mieloma multiplo di prima diagnosi

Introduzione

Lo studio AURIGA è il primo studio randomizzato che nasce per confrontare direttamente la terapia di mantenimento con daratumumab e lenalidomide (D-R) rispetto alla sola lenalidomide (standard di cura) dopo trapianto autologo nei pazienti affetti da mieloma multiplo (MM) di nuova diagnosi (ND) naïve agli anticorpi anti-CD38. Tuttavia, lo studio presenta delle limitazioni nel definire il potenziale ruolo dell’aggiunta di daratumumab a lenalidomide in mantenimento nell’attuale real life, dal momento che daratumumab è approvato e utilizzato in induzione/consolidamento nei pazienti NDMM candidati a trapianto. Inoltre, AURIGA si è concentrato esclusivamente sui pazienti con malattia residua misurabile (MRD, con next-generation sequencing [NGS] 10⁻⁵) prima del mantenimento, categoria associata a prognosi inferiore nel NDMM eleggibile a trapianto (TE). Ne consegue che AURIGA non chiarisce il beneficio di D-R rispetto alla lenalidomide nei pazienti che avevano già raggiunto la negatività della MRD prima del mantenimento.

Metodi

Lo studio è stato condotto in Canada e negli USA e ha randomizzato pazienti adulti affetti da NDMM con positività per MRD (10⁻⁵), valutata con NGS dopo trapianto, e che fossero almeno in risposta parziale molto buona (VGPR). Tutti i pazienti dovevano essere naïve agli anticorpi anti-CD38. L’endpoint primario dello studio era il tasso di conversione a MRD negativa (10⁻⁵), valutata con NGS a 12 mesi dall’inizio del mantenimento. Gli endpoints secondari comprendevano la valutazione della sopravvivenza libera da progressione (PFS), della sopravvivenza globale (OS) e della safety.

Risultati

Duecento pazienti sono stati randomizzati (1:1) a ricevere il mantenimento con D-R (n=99) o con lenalidomide (n=101), per un massimo di 36 cicli. Lo studio ha raggiunto il suo obiettivo primario, con una conversione a MRD negativa significativamente più elevata nel braccio D-R (50,5%) rispetto al braccio con lenalidomide (18,8%) (odds ratio, OR 4,51; confidence interval [CI] 95%: 2,37–8,57, p <0,0001) (Figura 1).

MRD negativa a 12 mesi

A un follow-up mediano di 32,3 mesi, si conferma il vantaggio di D-R, con un tasso complessivo di conversione alla negatività della MRD (10⁻⁵) più alto rispetto alla lenalidomide (60,6 vs 27,7%; OR 4,12; CI 95%: 2,26–7,52, p <0,0001) e un tasso di risposta completa (CR) o migliore superiore (75,8 vs 61,4%; OR 2,00; CI 95%: 1,08–3,69, p=0,0255). Consensualmente, è stato osservato un beneficio in termini di PFS, con una riduzione del 47% del rischio di progressione della malattia o morte (hazard ratio, HR 0,53; CI 95%: 0,29–0,97), con tassi di PFS stimati a 30 mesi dell’82,7% con D-R rispetto al 66,4% con lenalidomide (Figura 2).

Stime di PFS a 30 mesi

Il regime D-R è stato ben tollerato, senza nuovi segnali di sicurezza rilevati; si sono riscontrate incidenze di citopenie di grado 3/4 (54,2 vs 46,9%) e di infezioni (18,8 vs 13,3%) leggermente più elevate rispetto alla lenalidomide.

Conclusioni

AURIGA ha dimostrato un vantaggio significativo nella conversione della MRD con D-R rispetto alla lenalidomide in una popolazione di pazienti naïve a daratumumab che avevano avuto una risposta subottimale all’induzione e al trapianto (ossia MRD+), in linea con i risultati ottenuti. Questo studio è stato registrato su ClinicalTrials.gov (NCT03901963).

 

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Impact factor news: ISSN 2611-0067 (Online)
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