Numero speciale di "Impact Factor News” n° 1 - Aprile 2023
Introduzione
In uno studio “testa a testa” multicentrico di fase III, ibrutinib, un inibitore della tirosina-chinasi di Bruton (BTK), è stato confrontato con zanubrutinib, un inibitore di BTK con maggiore specificità, come trattamento per i pazienti affetti da leucemia linfatica cronica (LLC) o linfoma linfocitico (SLL), recidivati o refrattari (R/R). Nelle analisi ad interim precedentemente pubblicate, zanubrutinib aveva dimostrato una superiorità su ibrutinib rispetto alla risposta complessiva (l'endpoint primario). In questo lavoro vengono riportati i dati dell'analisi finale sulla sopravvivenza libera da progressione (PFS).
Metodi
Gli sperimentatori hanno assegnato in modo casuale, in un rapporto 1:1, i pazienti con LLC o SLL R/R che avevano ricevuto almeno una precedente linea di terapia a ricevere zanubrutinib o ibrutinib fino al verificarsi della progressione della malattia o di effetti tossici inaccettabili. In questa analisi finale, la PFS (un endpoint secondario chiave) è stata valutata con l'uso di una strategia di test gerarchica per determinare se zanubrutinib fosse non inferiore a ibrutinib. Se fosse stata stabilita la non inferiorità, la superiorità di zanubrutinib sarebbe stata valutata e rivendicata se il valore p a due code fosse risultato inferiore a 0,05.
Risultati
A un follow-up mediano di 29,6 mesi, zanubrutinib è risultato superiore a ibrutinib per quanto riguarda la PFS in 652 pazienti (rapporto di rischio per progressione della malattia o decesso: 0,65; confidence interval, CI 95%: 0,49–0,86; p=0,002), come valutato dagli investigatori; i risultati erano simili a quelli valutati da un comitato di revisione indipendente. A 24 mesi, i tassi di PFS valutati dagli sperimentatori erano del 78,4% nel gruppo zanubrutinib e del 65,9% nel gruppo ibrutinib (Figura 1).
Tra i pazienti con delezione 17p e/o mutazione TP53 o entrambi, quelli che hanno ricevuto zanubrutinib hanno avuto una PFS più lunga rispetto a quelli che hanno ricevuto ibrutinib (rapporto di rischio per progressione della malattia o decesso: 0,53; CI 95%: 0,31–0,88); la PFS negli altri principali sottogruppi ha costantemente favorito zanubrutinib. Anche nell’analisi finale la percentuale di pazienti con una risposta complessiva è stata più alta nel gruppo zanubrutinib rispetto al gruppo ibrutinib. Il profilo di sicurezza di zanubrutinib è stato migliore di quello di ibrutinib, con un minor numero di eventi avversi che hanno portato all'interruzione del trattamento e un minor numero di eventi cardiaci, inclusi quelli che hanno portato all'interruzione del trattamento o alla morte.
Conclusioni
Nei pazienti con LLC o SLL R/R, la PFS è stata significativamente più lunga tra i pazienti che hanno ricevuto zanubrutinib rispetto a quelli che hanno ricevuto ibrutinib e zanubrutinib è stato associato a un minor numero di eventi avversi cardiaci (ALPINE, NCT03734016).