Numero speciale di "Impact Factor News” n° 4 - Ottobre 2017
Nel linfoma mantellare si ottiene un ottimo tasso di remissioni complete con l’immuno-chemioterapia seguita dal trapianto autologo, tuttavia il rischio di recidiva resta a oggi un problema significativo nella gestione di questa patologia. Sul NEJM sono stati riportati i risultati favorevoli dello studio LyMa condotto per testare il ruolo del rituximab in mantenimento dopo il trapianto autologo nel migliorare gli outcomes del trattamento.
Pazienti e metodi
Lo studio di fase 3, multicentrico ha coinvolto 299 pazienti di età inferiore a 66 anni alla diagnosi di linfoma mantellare, 277 hanno completato la terapia di induzione, 257 sono stati sottoposti a trapianto (condizionamento R BEAM). I 240 pazienti in risposta al trapianto sono stati randomizzati con rapporto 1:1 a ricevere il mantenimento con rituximab al dosaggio di 375 mg/m2 ogni due mesi per tre anni o a essere posti in solo follow-up. L’endpoint primario era la sopravvivenza libera da eventi (EFS) (erano definiti eventi la progressione di malattia, la recidiva, la morte, l’allergia a rituximab e le infezioni severe) dopo il trapianto in tutti i randomizzati.
Risultati
Al termine dei quattro cicli di induzione secondo schema RDHAP il tasso di risposte complessive era dell’89% e il tasso di risposte complete era del 77%. In seguito all’induzione 257 pazienti (86%) hanno effettuato il trapianto e di questi 240 sono stati randomizzati.
Con un follow-up mediano dalla randomizzazione di 50,2 mesi (range da 46,4 a 54,2), l’EFS, la progression-free survival (PFS) e l’overall survival (OS) mediane non sono ancora state raggiunte in entrambi i gruppi (Figura 1). L’analisi degli outcomes a quattro anni ha evidenziato un vantaggio significativo a favore del mantenimento con rituximab: il tasso di EFS a quattro anni era del 79% (95% CI 70–86) nel gruppo rituximab verso il 61% (95% CI 51–70) nel gruppo in follow-up (p <0,001), analogamente anche il tasso di OS era maggiore nel gruppo rituximab (hazard ratio (HR) per decesso 0,5; 95% CI 0,26–0,99) (Tabella 1).
Nel gruppo rituximab si sono verificati 16 casi di progressione, 14 decessi e quattro infezioni gravi; 83 pazienti hanno completato il mantenimento. Nel gruppo in solo follow-up ci sono state 37 progressioni, 25 decessi e quattro infezioni gravi.
Conclusioni
Gli autori concludono che tre anni di mantenimento con rituximab dopo il trapianto autologo prolungano la EFS, la PFS e la OS nei pazienti con linfoma mantellare.