Numero speciale di "Impact Factor News” n° 4 - Ottobre 2017
-
Editoriale
Siamo giunti al secondo appuntamento dell’anno che, come sapete, precede numerosi eventi di aggiornamento dal Grandangolo in Ematologia all’ASH. Così anche per il secondo numero del 2017 abbiamo deciso di selezionare una serie di lavori che tocchino tutte quelle aree di interesse scientifico che hanno visto grosse innovazioni nel corso dell’anno.
Oggi sappiamo bene che potenziare le metodiche di inquadramento dell’eziogenesi delle patologie ematologiche comporta l’identificazione sia di strumenti di monitoraggio più raffinati sia di strumenti di trattamento più selettivo, al fine di abbattere le tossicità a breve e lungo termine delle terapie tradizionali.
Come vedrete abbiamo scelto lavori cooperativi che vedono gli ematologi italiani in prima linea. Speriamo di garantirvi un ripasso efficace che vi renderà più ricettivi delle novità che tutti noi attendiamo in primis dall’ASH. Troverete una selezione di lavori che riguardano trial clinici con nuove metodiche di diagnostica con effetto prognostico e predittivo e con nuovi farmaci che aumentano l’efficacia dei trattamenti standard o risultano essere una nuova possibilità di cura nei pazienti recidivati refrattari ai trattamenti standard disponibili.
-
Un nuovo test molecolare per l’indice di proliferazione cellulare nel linfoma mantellare applicabile alle biopsie di tessuto fresco fissato in formalina
Obiettivo
Il linfoma mantellare è una neoplasia aggressiva a cellule B caratterizzata da una proteiforme eziogenesi che si traduce poi in prognosi differenti dopo il trattamento. Nel 2003, il Lymphoma/Leukemia Molecular Profiling Project ha descritto un potente biomarcatore, indicatore di proliferazione, utilizzando la tecnica di espressione genica su materiale fresco congelato. In questo lavoro gli Autori descrivono la tecnica e la validazione di un nuovo asse che calcola l’indice proliferativo del clone neoplastico attraverso la marcatura di RNA ottenuto da preparati in paraffina di biopsie eseguite in routine.
-
Impatto clinico della classificazione istologica della cellula di origine e dello stato della doppia espressione genica di MYC/BCL2 nel linfoma diffuso a grandi cellule B in studi clinici prospettici del gruppo Tedesco dei Linfomi aggressivi GHGNLSG
Obiettivo
In questo lavoro gli Autori hanno voluto esplorare l’impatto prognostico di tre fattori biologici alla diagnosi e la loro reciproca influenza prognostica in due studi clinici prospettici randomizzati nel trattamento di prima linea del linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL). Intendendo come fattori biologici alla diagnosi: 1. la classificazione secondo la cellula di origine (COO); 2. la doppia iperespressione (DE) delle proteine MYC e BCL2; 3. le traslocazioni di MYC, BCL2 e BCL6.
-
Brentuximab vedotin o terapia di scelta del medico curante nel trattamento del linfoma T cutaneo CD30-positivo (ALCANZA): risultati dello studio clinico internazionale, multicentrico, aperto, randomizzato di fase 3
Introduzione
Il linfoma T cutaneo è una patologia rara, classicamente incurabile, associata a una mediocre qualità di vita. Le attuali terapie sistemiche raramente permettono di ottenere delle risposte efficaci e durature nel tempo. In questo lavoro gli Autori hanno voluto testare, in un trial randomizzato, l’efficacia e la sicurezza di brentuximab vedotin paragonato alla terapia convenzionale, lasciando ai centri partecipanti libertà nella scelta del trattamento considerato lo standard di confronto e ne hanno riportato i risultati.
-
Studio di fase 1 con venetoclax in pazienti affetti da linfoma non-Hodgkin recidivati refrattari
Obiettivo
L’iperespressione della proteina antiapoptotica BCL (B-cell leukemia/lymphoma)-2 è un evento comune a molti sotto-istotipi di linfoma non-Hodgkin (NHL). In questo lavoro gli Autori hanno riportato i risultati di uno studio di fase 1, in pazienti affetti da NHL per valutare dati di sicurezza, farmacocinetica e di efficacia dell’utilizzo di venetoclax, un potente inibitore selettivo di BCL-2 disponibile per somministrazione orale, in monoterapia.
-
Trattamento modulato sulla risposta precoce alla PET nel linfoma di Hodgkin stadio I e II: risultati finali del trial randomizzato dello studio cooperativo multicentrico Europeo EORTC/LYSA/FIL H10
Obiettivo
I pazienti affetti da linfoma di Hodgkin (HL) stadi iniziali (I, II) hanno una prognosi eccellente con la terapia combinata (chemioterapia più radioterapia). La valutazione precoce con PET dopo i primi due cicli di trattamento può migliorare la selezione dei pazienti che realmente meritano un consolidamento radioterapico rispetto a quelli dove la sola chemioterapia può essere altrettanto efficace.
-
Sicurezza e tollerabilità di pembrolizumab nei pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B primitivo del mediastino recidivato refrattario: risultati di un’analisi interim
Introduzione
I trattamenti per i pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B recidivato refrattario (rrPMBCL) sono a oggi limitati, la prognosi di questi pazienti è generalmente infausta, in letteratura i dati riportati di risposte globali (ORR) variano dallo 0 al 25% con una sopravvivenza globale a due anni del 15%. I linfomi primitivi del mediastino PMBCL frequentemente presentano una iperespressione del ligando PD-1, questo li renderebbe particolarmente suscettibili alla terapia con farmaci che bloccano l’azione di PD-1.
Gli sperimentatori hanno eseguito una sotto-analisi per valutare la sicurezza e l’attività antitumorale di pembrolizumab, un anticorpo anti PD-1, nel setting di pazienti con rrPMBCL. Studio registrato su ClinicalTrials.gov, numero NCT01953692. -
Obinutuzumab per il trattamento del linfoma follicolare in prima linea
Introduzione
Schemi di terapia che includono l’associazione con rituximab hanno permesso di migliorare l’outcome di pazienti affetti da linfoma follicolare (FL). Obinutuzumab è un anticorpo monoclonale di tipo II anti-CD20. In questo lavoro gli Autori hanno riportato i risultati della comparazione tra il trattamento di immunochemioterapia di prima linea con rituximab chemioterapia e quelli con obinutuzumab associato a chemioterapia in pazienti non precedentemente trattati.
-
Anemia aplastica: incremento delle risposte ematologiche con l’aggiunta in prima linea di eltrombopag alla terapia immunosoppressiva standard
L’anemia aplastica acquisita è provocata dalla distruzione immunomediata del midollo osseo. Le terapie immunosoppressive danno buoni risultati ma il ridotto numero di cellule staminali residue può limitare la loro efficacia. Sul NEJM Townsley e colleghi hanno pubblicato i risultati di uno studio di fase 1/2 che ha valutato l’impiego di eltrombopag, un agonista sintetico del recettore della trombopoietina, in associazione alla terapia standard in pazienti con anemia aplastica (AA) in prima linea di trattamento. Lo studio è stato disegnato partendo dal riscontro del miglioramento significativo della crasi ematica ottenuto con il TPO mimetico in monoterapia nel 45% circa delle AA refrattarie all’immunosoppressione.
-
L’aggiunta di midostaurina alla chemioterapia standard migliora la sopravvivenza nelle leucemie mieloidi acute con mutazione di FLT3
La presenza della mutazione FLT3 (fms related tyrosin kinase 3) è presente in circa il 30% degli adulti con nuova diagnosi di leucemia mieloide acuta e conferisce ai pazienti una cattiva prognosi per maggior rischio di recidiva. Sul NEJM Stone et al. hanno presentato i risultati dello studio RATIFY, uno studio di fase 3 condotto dal gruppo cooperativo CALGB per valutare l’impatto dell’aggiunta alla terapia standard di midostaurina, un inibitore orale multitarget delle tirosin-chinasi, sulla sopravvivenza complessiva delle leucemie mieloidi acute FLT3 mutate.
-
Daratumumab determina rapide e profonde risposte ematologiche nei pazienti con amiloidosi a catene leggere precedentemente pretrattati
La maggior parte dei pazienti affetti da amiloidosi a catene leggere (AL) non raggiunge la risposta ematologica completa con la terapia standard e in quasi tutti i pazienti si verificano recidive ematologiche e progressione d’organo. In questa patologia rara è molto sentita la necessità di nuovi trattamenti con un buon profilo di tollerabilità. Su Blood è stato riportato l’interessante risultato ottenuto da Kaufman e colleghi con daratumumab, un anticorpo monoclonale anti-CD38 approvato nel trattamento del mieloma multiplo in pazienti affetti da AL recidivata e/o refrattaria.
-
Blinatumomab è attivo nei pazienti affetti da leucemia linfoblastica acuta Ph+
A oggi sono disponibili poche opzioni terapeutiche per la leucemia linfoblastica acuta B (LAL) con cromosoma Philadelphia positivo (Ph+) dopo il fallimento della terapia a base di inibitore delle tirosin-chinasi (TKI). Su JCO sono stati riportati i risultati favorevoli di uno studio di fase II che valutato l'efficacia e la tollerabilità dell’anticorpo bispecifico blinatumomab in pazienti con LAL Ph+ positiva recidivata/refrattaria.
-
RVD e trapianto nei pazienti affetti da mieloma multiplo all’esordio: i risultati dello studio IFM2009
La chemioterapia ad alte dosi e il trapianto di cellule staminali autologhe sono da anni il trattamento standard per i pazienti fino a 65 anni di età affetti da mieloma multiplo di nuova diagnosi. L’introduzione di nuove categorie di farmaci caratterizzati da notevole efficacia terapeutica e il loro uso in combinazione mette in dubbio l’utilità e la corretta tempistica di esecuzione del trapianto autologo. Lo studio IFM2009 ha posto a confronto la somministrazione di lenalidomide bortezomib e desametasone (RVD) da sola o in associazione a consolidamento con trapianto, per rispondere a questo quesito. Lo studio, pubblicato da Attal sul NEJM, ha messo in evidenza come le percentuali di risposta e sopravvivenza libera da progressione (PFS) siano significativamente migliori nel gruppo di pazienti sottoposto a trapianto, benché questo non si traduca in un incremento della sopravvivenza (OS).
-
Miglioramento della sopravvivenza nel linfoma mantellare con rituximab in mantenimento dopo il trapianto autologo
Nel linfoma mantellare si ottiene un ottimo tasso di remissioni complete con l’immuno-chemioterapia seguita dal trapianto autologo, tuttavia il rischio di recidiva resta a oggi un problema significativo nella gestione di questa patologia. Sul NEJM sono stati riportati i risultati favorevoli dello studio LyMa condotto per testare il ruolo del rituximab in mantenimento dopo il trapianto autologo nel migliorare gli outcomes del trattamento.