Numero speciale di "Impact Factor News” n° 1 - Aprile 2015
Obiettivi
L’obiettivo dell’International Myeloma Working Group è stato quello di sviluppare delle raccomandazioni pratiche per l’uso della risonanza magnetica nucleare (MRI) nel mieloma multiplo.
Metodi
Un panel interdisciplinare di clinici, esperti di mieloma multiplo, ha sviluppato le seguenti raccomandazioni sul valore della MRI basandosi sui lavori pubblicati fino al marzo del 2014.
Raccomandazioni
La MRI ha un’alta sensibilità per la determinazione precoce dell’infiltrato midollare da parte delle cellule mielomatose se confrontata con altre metodiche radiologiche. Così la RMI è in grado di rilevare il coinvolgimento osseo dovuto al mieloma molto più precocemente rispetto alla distruzione ossea data dalla malattia, senza alcuna esposizione a radiazioni. Questa metodica rappresenta il gold standard per l’imaging dello scheletro assiale e per la valutazione delle lesioni sintomatiche e per discernere le lesioni litiche da osteoporosi da quelle maligne mielomatose. La MRI ha la capacità di determinare le compressioni del midollo spinale e dei fasci nervosi e la presenza di masse dei tessuti molli e pertanto è raccomandata per il work-up del plasmocitoma osseo solitario. Il panel di esperti ha inoltre concluso che, per quanto concerne le forme di mieloma multiplo smoldering o il mieloma multiplo asintomatico, tutti i pazienti dovrebbero eseguire una whole-body MRI (WB-MRI; o MRI della colonna e del bacino nel caso in cui non sia effettuabile una WB-MRI). Nel caso in cui l’esame evidenziasse una lesione focale del diametro di 5 mm, il paziente con tale lesione dovrebbe essere considerato con malattia sintomatica e quindi dovrebbe essere avviato a un trattamento specifico. Nel caso di lesioni dubbie sarebbe necessario ripetere una seconda MRI a distanza di 3–6 mesi e se al controllo successivo tali lesioni fossero confermate e/o ne fosse documentata una ulteriore progressione, il paziente andrebbe considerato sintomatico e quindi andrebbe avviato a una terapia sistemica specifica.
Nel caso di pazienti con malattia conclamata, la MRI, sia alla diagnosi sia a fine trattamento (nella maggior parte dei casi è rappresentato dalla chemioterapia ad alte dosi), ha una valenza prognostica. A oggi però questa metodica di imaging utilizzata come strumento di rivalutazione interim non ha ancora una valenza prognostica tale da determinare una modifica del programma terapeutico stabilito. Nella Tabella 1 sono riassunte le raccomandazioni redatte dal panel di esperti.
Editoriale
Advanced skeletal imaging redefines the management of plasma cell disorders
Gertz MA, et al. J Clin Oncol 2015; 33:537–539