Numero speciale di "Impact Factor News” n° 1 - Aprile 2015
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Carfilzomib, lenalidomide e desametasone: nuovo schema di trattamento per i pazienti con mieloma multiplo recidivato
Background
Lenalidomide associata a desametasone rappresenta il trattamento di riferimento per i pazienti con mieloma multiplo recidivato.
La combinazione di carfilzomib, inibitore del proteosoma di nuova generazione, con lenalidomide e desametasone, nel contesto di studi di fase I e II, ha dimostrato di essere uno schema efficace in questo setting di pazienti.
Gli Autori hanno quindi voluto saggiare la reale efficacia di questo schema ponendolo a confronto con lo standard nel contesto di uno studio prospettico randomizzato. -
Ruolo della risonanza magnetica nella gestione dei pazienti affetti da mieloma multiplo: dichiarazione di consenso
Obiettivi
L’obiettivo dell’International Myeloma Working Group è stato quello di sviluppare delle raccomandazioni pratiche per l’uso della risonanza magnetica nucleare (MRI) nel mieloma multiplo.
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Ottimizzazione nell’utilizzo di rituximab per il trattamento del linfoma diffuso a grandi cellule B (II): tempo di esposizione protratta a rituximab nello studio SMARTE-R-CHOP-14 del Gruppo Cooperativo Tedesco del linfoma diffuso a grandi cellule B
Background
Anche se con l’avvento della modalità di somministrazione sottocute di rituximab questo lavoro potrebbe sembrare “superato” abbiamo deciso di selezionarlo e proporvelo perché sicuramente ci sono degli aspetti di farmacocinetica che ancora non conosciamo appieno e che vale la pena esplorare.
In questo lavoro gli Autori hanno voluto studiare la farmacocinetica, la tossicità e l’efficacia della esposizione protratta a rituximab nei pazienti anziani affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL). -
L’associazione di lenalidomide a R-CHOP annulla l’impatto prognostico negativo dato dal fenotipo non-germinal center nei pazienti con nuova diagnosi di linfoma diffuso a grandi cellule B: studio di fase II
Obiettivi
Lenalidomide come singolo agente ha dimostrato una sicura efficacia nei pazienti affetti da linfoma non Hodgkin diffuso a grandi cellule B (DLBCL) in recidiva di malattia. Negli scorsi numeri abbiamo già riportato diverse esperienze dell’uso di lenalidomide nel setting delle patologie linfoproliferative croniche B.
Gli stessi Autori avevano già dimostrato in precedenza come lenalidomide potesse essere associata allo schema R-CHOP (rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisone) con un buon profilo di sicurezza; tale schema è ormai noto come R2-CHOP. L’obiettivo primario di questo studio è stato quindi di valutarne l’efficacia in pazienti con nuova diagnosi di DLBCL nel contesto di uno studio di fase II. -
Quale follow-up nel linfoma diffuso a grandi cellule-B?
Background
Il DLBCL è il sottotipo più comune di linfoma non Hodgkin, è trattato con immuno-chemioterapia con l’ottenimento di un elevato tasso di remissioni complete. Nell’impostazione del tipo e della frequenza delle indagini radiologiche nel follow-up post-trattamento si riscontra una notevole eterogeneità. Thompson e colleghi hanno effettuato uno studio retrospettivo volto a valutare l’utilità delle indagini strumentali nel follow-up. La riduzione delle indagini radiologiche consentirebbe la riduzione dei costi del follow-up, una razionalizzazione nell’utilizzo delle risorse sanitarie e garantirebbe una minore esposizione a radiazioni dei pazienti.
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Ruolo prognostico della mutazione di BCL2 nel predire il rischio di trasformazione e la sopravvivenza nel linfoma follicolare
Background
Il linfoma follicolare (FL) è un linfoma indolente con andamento clinico variabile e con possibile progressione in un linfoma aggressivo ed è caratterizzato dalla traslocazione (14;18) che giustappone il gene BCL2 al locus delle immunoglobuline. La presenza di mutazioni di BCL2 nel FL è nota, ma non è definito il loro ruolo prognostico. Correia e colleghi hanno pubblicato su Blood uno studio volto a determinare la frequenz, la natura e il potenziale impatto clinico delle mutazioni di BCL2 in FL di grado 1 e 2.
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Blocco del pathway di PD-1 con nivolumab nel linfoma di Hodgkin recidivato refrattario
Background
Studi preclinici hanno evidenziato come le cellule di Reed–Sternberg sfruttino il pathway di PD-1 per eludere il sistema di controllo immunitario. Nel linfoma di Hodgkin classico, le alterazioni del cromosoma 9p24.1 portano a un incremento dei ligandi di PD-1, PD-L1 e PD-L2, e promuovono la loro induzione attraverso una Janus chinasi (JAK) e attraverso l’attivatore di trascrizione del segnale STAT. In questo lavoro gli Autori hanno ipotizzato che nivolumab, un anticorpo monoclonale che blocca PD-1, potrebbe inibire l’evasione del sistema immunitario nei pazienti affetti da linfoma di Hodgkin recidivati o refrattari.
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Trapianto allogenico nei pazienti affetti da leucemia mieloide acuta con mutazione di NPM1: risultati dell’analisi del trial prospettico SAL-AML 2003 (trial di trapianto allogenico upfront donor versus no donor)
Obiettivi
La presenza della mutazione del gene nucleofosmina-1 (NPM1mut) nella leucemia mieloide acuta (AML) è associata a una prognosi favorevole. Per stabilire il valore predittivo della mutazione NPM1 per i pazienti che ricevono un trapianto allogenico come terapia di consolidamento in prima remissione di malattia, gli Autori hanno paragonato l’outcome dei pazienti eleggibili a trapianto allogenico in un’analisi donor versus no-donor.
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Leucemia linfoblastica acuta: remissioni complete durature con la terapia cellulare CTL019
Background
Il NEJM ha riportato gli interessanti risultati ottenuti da Maude e colleghi con l’immunoterapia cellulare costituita da linfociti T geneticamente modificati in modo da esprimere il recettore chimerico (CAR) diretto verso l’antigene CD19 (CTL019).
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Blinatumomab: efficace e sicuro nel trattamento dei pazienti adulti affetti da leucemia linfoblastica a precursori B
Background
Nella leucemia linfoblastica a precursori B il CD19 è omogeneamente espresso. Topp e colleghi hanno pubblicato i risultati di uno studio di fase II, multicentrico condotto con l’intento di valutare l’attività e l’efficacia dell’anticorpo bispecifico blinatumomab, diretto contro l’antigene CD19 e contro il CD3, nei pazienti affetti da leucemia linfoblastica B recidivante refrattaria (ALL r/r).
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Axitinib inibisce attivamente l’attività di BCR-ABL1(T315I)
Nei pazienti affetti da leucemia mieloide cronica (LMC) le inibizioni puntiformi di ABL1 indeboliscono il legame degli inibitori delle tirosin-chinasi (TKi) e rappresentano il maggior meccanismo di resistenza acquisita. In particolare la mutazione T315I conferisce resistenza a tutti gli inibitori attualmente disponibili ad eccezione di ponatinib.
Axitinib è un inibitore selettivo dei recettori 1,2,3 del fattore di crescita vasculo-endoteliale (VEGF) approvato nel trattamento del carcinoma a cellule renali. Su Nature è stato pubblicato uno studio preclinico che dimostra l’attività di axitinib nell’inibire la mutazione T315I di BCR-ABL in pazienti con LMC e LLA Ph+, ampliando le possibilità terapeutiche in questo raro subset di pazienti di difficile trattamento. -
Ruxolitinib nel trattamento della policitemia vera
Background
Ruxolitinib, un inibitore selettivo di JAK1 e JAK2, è stato sviluppato in seguito alla scoperta delle mutazioni di JAK2 nelle sindromi mieloproliferative Ph-. Il farmaco ha effetti antiproliferativi e proapoptotici, attraverso l’attenuazione dei segnali citochinici conseguenti all’inibizione di JAK1 e JAK2 (wild-type o mutato). Ruxolitinb agisce quindi indipendentemente dallo stato mutazionale di JAK2 ed è attualmente approvato per il trattamento delle mielofibrosi. In uno studio di fase II, è stata osservata l’attività di ruxolitinib nella policitemia vera (PV) intollerante o refrattaria ad oncocarbide. Su questi dati è stato disegnato lo studio registrativo di fase III RESPONSE, i cui risultati sono stati pubblicati da Vannucchi et al. sul NEJM.