Numero speciale di "Impact Factor News” n° 1 - Aprile 2019
Obiettivo
Lo studio MURANO ha dimostrato un significativo vantaggio in termini di sopravvivenza libera da progressione (PFS) per venetoclax-rituximab a durata fissa di due anni rispetto a bendamustina-rituximab nel trattamento della leucemia linfatica cronica recidivata/refrattaria.
In questo lavoro, gli Autori hanno voluto riportare un aggiornamento dei risultati con tutti i pazienti ormai fuori dal trattamento, e hanno inoltre riportato i dati di cinetica riguardanti la malattia minima residua (MRD).
Metodi
I pazienti sono stati assegnati, attraverso randomizzazione, a ricevere per due anni venetoclax più rituximab, durante i primi sei cicli, o sei cicli di bendamustina-rituximab. L'endpoint primario dello studio era la PFS. Dati di tossicità, stato di MRD, determinata su campioni di sangue periferico ai timepoint dopo 4 cicli, ai mesi 2 o 3 dopo la fine della terapia di associazione (EOCT) e ogni 3 o 6 mesi successivi, erano gli endpoint secondari.
Risultati
Dei 194 pazienti arruolati, 174 (90%) hanno completato la fase venetoclax-rituximab e 130 (67%) hanno completato due anni di venetoclax. Con un follow-up mediano di 36 mesi, la PFS e la sopravvivenza globale rimangono superiori a bendamustina-rituximab (HR, 0,16, 95% CI, 0,12–0,23 e HR, 0,50, 95% CI, 0,30–0,85, rispettivamente).
I pazienti che hanno ricevuto venetoclax-rituximab hanno raggiunto un più alto tasso di MRD non rilevabile nel sangue venoso periferico (uMRD, meno di 10-4) rispetto alla EOCT (62 versus 13%) con superiorità sostenuta fino al mese 24 (fine della terapia). Nel complesso, lo stato di MRD non determinabile a fine trattamento ha comportato una PFS più lunga. Tra quelli con MRD rilevabile, la MRD di basso livello (da 10-4 a meno di 10-2) ha permesso di predire una PFS superiore rispetto ai pazienti con MRD di alto livello (10-2 o superiore).
Dopo un tempo mediano di 9,9 mesi (intervallo compreso tra 1,4 e 22,5 mesi) dalla fine del trattamento di due anni con venetoclax-rituximab, solo il 12% (16 su 130) dei pazienti ha sviluppato una progressione della malattia (11 con MRD ad alti livelli nel sangue venoso periferico, 3 con MRD a basso livello nel sangue venoso periferico). Alla fine della terapia, il 70% dei pazienti con MRD negativa è rimasto con MRD non determinabile e il 98% senza progressione della malattia, rispettivamente.
Conclusioni
Gli Autori hanno potuto concludere che, con tutti i pazienti che hanno terminato il trattamento, è stato osservato un beneficio continuato per venetoclax-rituximab rispetto a bendamustina-rituximab. I tassi di MRD erano duraturi e coincidevano con una PFS più lunga, questo corrobora l'impatto della MRD, determinata su sangue periferico, sul beneficio del trattamento a durata fissa con venetoclax. Dopo due anni di trattamento con venetoclax-rituximab, il basso tasso di ripositivizzazione della MRD rilevabile e una PFS sostenuta dimostrano il vantaggio oggettivo di questo regime rispetto all’attuale immunochemioterapia standard.