Numero speciale di "Impact Factor News” n° 3 - Ottobre 2015
Obiettivo
Il farmaco obinutuzumab (GA101) è un nuovo anticorpo monoclonale anti-CD20 di tipo II, che ha dimostrato di ottenere delle risposte come agente singolo in pazienti affetti da linfoma non-Hodgkin (LNH) CD20 in recidiva o refrattari.
Questo lavoro riporta i risultati del primo studio prospettico randomizzato che analizza la tollerabilità e l’efficacia di obinutuzumab rispetto a rituximab nel setting dei LNH indolenti.
L’obiettivo primario dello studio è il rate di risposte globali (ORR) nei pazienti affetti da linfoma follicolare (FL) dopo terapia di induzione e la sicurezza nei pazienti affetti da linfomi indolenti CD20+.
Pazienti e metodi
Un totale di 175 pazienti affetti da LNH CD20+ indolenti che necessitavano di trattamento, precedentemente responsivi a regimi contenenti rituximab, sono stati assegnati attraverso randomizzazione (1:1) a ricevere quattro dosi settimanali di obinutuzumab (1000 mg) o rituximab (375 mg/m2). I pazienti senza evidenza di progressione di malattia a fine induzione venivano avviati a terapia di mantenimento con terapia ogni due mesi per due anni (tot 12 dosi).
Risultati
Nel sottogruppo di pazienti affetti da FL (n 149), l’ORR si è dimostrata più alta anche se non significativamente maggiore nel braccio obinutuzumab rispetto a rituximab (44,6 vs 33,3%; p = 0,08). Questo dato è stato confermato da una revisione indipendente con dati significativamente superiori nel braccio obinutuzumab (44,6 vs 26,7%; p = 0,01). Nonostante questo risultato, la differenza tra i due gruppi non si è configurata in una migliore sopravvivenza libera da progressione (Figura 1). Per quanto riguarda la sicurezza, non vi sono state differenze significative negli eventi avversi noti nei due bracci, fatta eccezione per reazioni legate all’infusione e alla tosse, più frequenti nel braccio obinutuzumab. Da segnalare che non sono stati registrati nuovi eventi avversi nel braccio obinutuzumab.
Conclusioni
L’anticorpo monoclonale di seconda generazione obinutuzumab ha dimostrato di ottenere un maggior rate di risposte globali nel FL rispetto a rituximab a fronte di una tossicità sovrapponibile. Interessante sottolineare come lo studio non era stato disegnato per la stessa valutazione negli indolenti non follicolari. Pertanto è necessario uno studio di fase III per chiarire il reale beneficio di questo farmaco rispetto ai dati storici con rituximab in tutti i linfomi indolenti.