Numero speciale di "Impact Factor News” n° 3 - Ottobre 2015
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Daratumumab in monoterapia nel mieloma multiplo
Introduzione
Le cellule del mieloma multiplo (MM) esprimono in superficie il CD38 in modo uniforme. Il CD38 è poco espresso dalle restanti cellule linfoidi e mieloidi e dai tessuti di origine non emopoietica e questo lo rende un potenziale target per il trattamento del mieloma. Sono stati pubblicati i risultati dello studio di fase I/II disegnato per valutare la sicurezza e l’efficacia dell’anticorpo monoclonale umanizzato IgG1k diretto contro il CD38, daratumumab, nei pazienti affetti da MM recidivato o refrattario (rec/ref).
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Efficacia dell’anticorpo monoclonale anti SLAMF7 elotuzumab nel mieloma multiplo recidivato refrattario
Elotuzumab è un anticorpo monoclonale immuno-stimolante diretto contro la molecola di segnalazione linfocitaria SLAMF7 (signaling lymphocyte activation molecule), altamente e uniformemente espressa dalle cellule del mieloma e dalle cellule natural killer (NK), ma non dai tessuti normali o dalle cellule staminali ematopoietiche.
Lonial ha pubblicato sul NEJM i risultati dello studio di fase III ELOQUENT2, dove il monoclonale è stato utilizzato con successo in paziente affetti da mieloma multiplo recidivato refrattario (MM rec/ref) in combinazione con lenalidomide e desametasone. -
Imetelstat: risultati dello studio pilota nella mielofibrosi
I farmaci attualmente disponibili per la mielofibrosi, compresi gli inibitori della Janus chinasi (JAK), riducono i sintomi della malattia ma non portano alla remissione completa, ad oggi il trapianto allogenico rimane l’unica strategia curativa per questi pazienti. Imetelstat è un oligonucleotide 13-mer coniugato con lipidi, inibitore della telomerasi. Tefferi ha pubblicato i risultati dello studio pilota con questa molecola nei pazienti affetti da mielofibrosi.
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Imetelstat nei pazienti affetti da trombocitemia essenziale
La trombocitopenia essenziale fa parta delle sindromi mieloproliferative croniche Ph negative ed è caratterizzata da incremento della conta piastrinica e da iperproliferazione megacariocitaria midollare. Baerlocher et al. hanno riportato sul NEM i risultati dello studio di fase I disegnato per valutare imetelstat nei pazienti affetti da trombocitemia essenziale non responsivi o intolleranti ad almeno una precedente linea di trattamento.
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Linfoma di Hodgkin recidivato refrattario: miglioramento della progression-free survival con brentuximab vedotin dopo trapianto autologo, i risultati dello studio Aethera
Il trattamento standard dei linfomi di Hodgkin recidivati refrattari (LH rec/ref) prevede una terapia di salvataggio seguita da un consolidamento ad alte dosi con supporto di cellule staminali autologhe (ASCT). Questa strategia consente di curare circa il 50% dei pazienti. Brentuximab vedotin è un anticorpo monoclonale anti-CD30 coniugato all’agente anti-microtubulare monometilauristatina E (MMAE). Sono stati pubblicati i dati dello studio di fase III Aethera condotto per valutare l’efficacia di brentuximab vedotin come mantenimento dopo l’ASCT.
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Piastrinopenia immune: quale ruolo per il rituximab in seconda linea
La piastrinopenia immune (ITP) è una patologia caratterizzata da distruzione immuno-mediata delle piastrine circolanti e da una subottimale produzione di piastrine. Nonostante l’assenza di forti evidenze a supporto del trattamento, rituximab è spesso utilizzato off-label, come terapia di seconda linea nei pazienti affetti da piastrinopenia immune in alternativa alla splenectomia.
Su Lancet sono stati presentati i risultati del RITP trial, uno studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco condotto con l’obiettivo di valutare l’efficacia a lungo termine di rituximab rispetto a placebo in pazienti con ITP precedentemente pretrattati con steroide e per valutare se l’anticorpo monoclonale fosse in grado di ridurre l’indicazione alla splenectomia. -
Nel linfoma follicolare la recidiva precoce dopo terapia con rituximab associato a ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina, e prednisone definisce pazienti ad aumentato rischio di ridotta sopravvivenza globale: un’analisi dal National LymphoCare Study
Introduzione
Il 20% dei pazienti affetti da linfoma follicolare (FL) va incontro a progressione di malattia (POD) entro due anni da un’iniziale immuno-chemioterapia, tale percentuale non è stata modificata dall'introduzione della terapia di mantenimento come dimostrato nello studio PRIMA. Come a indicare un sottogruppo di pazienti con una malattia biologicamente differente che potrebbe quindi beneficiare di approcci terapeutici differenti. In questo articolo gli Autori hanno analizzato dati estratti dal National LymphoCare Study al fine di identificare se i fattori prognostici del FL (es. FLIPI, FLIPI2) siano correlabili a una POD precoce e se una POD precoce sia predittiva di una minor sopravvivenza globale.
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Ibrutinib come trattamento di prima linea in pazienti affetti da macroglobulinemia di Waldenström
Introduzione
Le mutazioni di MYD88L265P e CXCR4WHIM sono altamente prevalenti nella macroglobulinemia di Waldenström. MYD88L265P attiva la crescita delle cellule tumorali attraverso la tirosin-chinasi di Bruton, il noto target di ibrutinib. Le mutazioni di CXCR4WHIM hanno dimostrato, nei test in vitro, di portare alla resistenza a ibrutinib.
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Relazione tra risposta clinica e malattia minima residua e loro impatto prognostico sull’outcome nella leucemia acuta mieloide
Obiettivo
La presenza di malattia minima residua (MRD) e l’ottenimento di una remissione completa (CR) con un recupero piastrinico incompleto (CRp) più dell’ottenimento di una remissione completa dopo la terapia di induzione predicono la recidiva di malattia nella leucemia acuta mieloide (LAM). Questi risultati suggeriscono una correlazione tra la risposta (in termini di recupero della conta periferica) e MRD al momento della remissione morfologica.
In questo lavoro gli Autori hanno esaminato questa ipotesi e in che modo la MRD e la qualità della risposta all'induzione forniscano informazioni prognostiche indipendenti anche dopo il raffronto con altri parametri prognostici rilevanti. -
Significato prognostico delle mutazioni di NPM1 in assenza di FLT3-internal tandem duplication nei pazienti anziani con leucemia acuta mieloide: uno studio del gruppo SWOG e del gruppo UK National Cancer Research Institute/Medical Research Council
Obiettivo
Pazienti giovani con leucemia acuta mieloide (LAM) che presentano mutazioni di NPM1 non associate alla presenza di FLT3-internal tandem duplications (ITDs; genotipo NPM1-positivo/FLT3-ITD-negativo) sono classificate come a rischio favorevole; nonostante ciò, rimane poco chiaro quando questa classificazione favorevole possa essere applicata a pazienti anziani affetti da LAM che presentino questo genotipo.
Gli Autori hanno esaminato l’impatto dell’età sul significato prognostico dello stato di NPM1-positivo/FLT3-ITD-negativo nei pazienti anziani con LAM. -
Chemioterapia associata a bortezomib nel trattamento dei pazienti con nuova diagnosi di linfoma mantellare
Background
L’inibitore del proteosoma di prima generazione, bortezomib, è stato inizialmente registrato per il trattamento del linfoma mantellare (MCL) recidivato. In questo lavoro gli Autori riportano la loro esperienza con l'utilizzo di bortezomib in prima linea in associazione a rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina e prednisone, con la finalità di saggiare se fosse possibile migliorare l’outcome nei pazienti con nuova diagnosi di linfoma mantellare sostituendo la vincristina con bortezomib nello schema di riferimento R-CHOP.
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Studio randomizzato con lenalidomide in monoterapia versus lenalidomide associata a rituximab in pazienti affetti da linfoma follicolare recidivato: studio CALGB 50401 (Alliance)
Obiettivo
Lenalidomide e rituximab (LR) sono due agenti non chemioterapici attivi nel linfoma follicolare (FL). La combinazione dei due agenti non è stata mai testata nel contesto di studi randomizzati. Gli Autori hanno voluto quindi testarne l’efficacia nel setting dei pazienti affetti da FL recidivato.
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Analisi finale dello studio GAUSS: studio randomizzato di fase II che compara l'attività di obinutuzumab (GA101) a rituximab nei pazienti affetti da linfoma non Hodgkin indolente CD20+ in recidiva di malattia
Obiettivo
Il farmaco obinutuzumab (GA101) è un nuovo anticorpo monoclonale anti-CD20 di tipo II, che ha dimostrato di ottenere delle risposte come agente singolo in pazienti affetti da linfoma non-Hodgkin (LNH) CD20 in recidiva o refrattari.
Questo lavoro riporta i risultati del primo studio prospettico randomizzato che analizza la tollerabilità e l’efficacia di obinutuzumab rispetto a rituximab nel setting dei LNH indolenti.
L’obiettivo primario dello studio è il rate di risposte globali (ORR) nei pazienti affetti da linfoma follicolare (FL) dopo terapia di induzione e la sicurezza nei pazienti affetti da linfomi indolenti CD20+.