Numero speciale di "Impact Factor News” n° 4 - Ottobre 2016
Introduzione
Mateos ha presentato i risultati del follow-up a lungo termine dello studio QuiRedex che ha posto a confronto l’osservazione verso il trattamento precoce con lenalidomide-desametasone nei pazienti con mieloma ad alto rischio.
Metodi
Nel periodo compreso tra novembre 2007 e giugno 2010, lo studio multicentrico ha randomizzato con rapporto 1:1, 119 pazienti affetti da mieloma multiplo smouldering a sola osservazione o a trattamento con lenalidomide più desametasone (lenalidomide 25 mg/die gg 1-21 e desametasone 20 mg/die nei gg 1-4 e 12-15 per 9 cicli di 28 giorni, a seguire mantenimento con lenalidomide 10 mg/die gg 1-21 ogni 28 gg per due anni. I pazienti venivano stratificati per tempo dalla diagnosi alla randomizzazione (> o < di 6 mesi).
L’obiettivo primario dello studio era il tempo alla progressione a mieloma sintomatico a partire dall’entrata in studio.
Risultati
Il follow-up mediano al 30/6/2015 era di 75 mesi per i pazienti sopravviventi (67–85). Il gruppo in trattamento attivo ha mantenuto il beneficio in termini di tempo mediano alla progressione (TTP) rispetto al gruppo in sola osservazione con un TTP mediano non raggiunto (IC 95%, 47 mesi-non raggiunto) verso 23 mesi (16–31); HR 0,24 (IC 95% 0,14–0,41; p <0,0001).
La progressione a mieloma sintomatico si è verificata nell’86% dei pazienti in sola osservazione (53/62) e nel 39% dei pazienti in terapia attiva (22/57). Il numero di decessi era rispettivamente 22 (36%) e 10 (18%) nei pazienti non trattati rispetto al gruppo con terapia attiva, l’overall survival (OS) mediana non è stata raggiunta al momento dell’analisi in nessuno dei due bracci (HR 0,43; IC 95%, 0,21–0,92, p=0,024). La sopravvivenza nei pazienti sottoposti a trattamento per progressione a malattia attiva non era differente tra i due bracci (HR 1,34; IC 95%, 0,54–3,30, p=0,50) (Figura 1).
Gli eventi avversi di grado 3 verificatisi con maggior frequenza con lenalidomide e desametasone sono stati: infezioni 4 (6%), astenia 4 (6%), neutropenia 3 (5%) e rash cutaneo 2 (3%); tutti questi eventi si sono verificati nella fase di induzione. Si è verificato un solo evento di grado 4 (un decesso per infezione alle vie respiratorie durante la terapia di induzione). Per quanto riguarda i tumori secondari la frequenza era maggiore nel braccio lenalidomide-desametasone con 6 eventi (10%) verso 1 (2%), tuttavia la differenza di rischio cumulativo non era statisticamente significativa tra i due gruppi (p=0,07).
Conclusioni
Lo studio supporta il ricorso al trattamento precoce nei pazienti ad alto rischio di evoluzione a mieloma sintomatico: anche i dati con follow-up a lungo termine confermano il vantaggio conferito dal trattamento precoce nei pazienti con mieloma asintomatico ad alto rischio. Lenalidomide-desametasone ritarda il tempo alla progressione a malattia sintomatica con un conseguente miglioramento della sopravvivenza globale.