Numero speciale di "Impact Factor News” n° 4 - Ottobre 2016
-
Daratumumab, bortezomib e desametasone: una tripletta efficace nel mieloma multiplo recidivato refrattario
Introduzione
Il daratumumab è un anticorpo monocolonale IgGk anti-CD38 la cui efficacia è stata evidenziata in monoterapia e in combinazione nel mieloma multiplo (MM) in studi di fase I e II. Lo studio randomizzato CASTOR, recentemente pubblicato da Palumbo sul NEJM, ha dimostrato che l’aggiunta del monoclonale al regime standard bortezomib e desametasone in pazienti con MM pretrattato ne aumenta l’efficacia.
-
Bendamustina, gemcitabina e vinorelbina (BeGEV) nel linfoma di Hodgkin in prima recidiva: ottimo tasso di risposte complete in preparazione alla chemioterapia ad alte dosi
Introduzione
Nel linfoma di Hodgkin recidivato refrattario dopo terapia di prima linea, la chemioterapia seguita da consolidamento con alte dosi resta al momento la miglior strategia terapeutica. Il raggiungimento della remissione completa prima del trapianto rimane uno dei fattori prognostici più rilevanti per l’ottenimento di risultati a lungo termine. In questo setting di pazienti sono state testata l’efficacia e la tossicità della combinazione BeGEV in uno studio di fase II con risultati interessanti pubblicati sul JCO.
-
Inotuzumab meglio della chemioterapia standard nella leucemia linfoblastica acuta recidivata/refrattaria
Introduzione
La leucemia linfoblastica recidivata è una patologia caratterizzata da una prognosi infausta. Sono stati pubblicati i risultati positivi dello studio di fase III INO-VATE ALL, che ha confrontato l’efficacia di inotuzumab ozogamicin, un anticorpo monoclonale anti-CD22 coniugato con la calichemicina, verso la chemioterapia standard.
-
Ruolo del rituximab nella leucemia linfoblastica B Philadelphia negativa (Ph-)
Introduzione
L’impiego dell’anticorpo monoclonale anti-CD20 rituximab ha determinato un miglioramento radicale dei risultati terapeutici nei linfomi non-Hodgkin a cellule B, diventando standard di cura. Nella leucemia linfoblastica a cellule B, l’espressione del CD20 alla diagnosi è limitata a una quota di pazienti compresa tra il 30 e il 50% e, secondo alcuni studi, ha un significato prognostico negativo. Maury ha pubblicato sul NEJM i risultati favorevoli dello studio randomizzato GRAALL-2005, disegnato per valutare l’efficacia del monoclonale in aggiunta alla chemioterapia standard in questo setting di pazienti, dato finora mancante in letteratura.
-
Lenalidomide e desametasone nel mieloma multiplo asintomatico ad alto rischio: anche dopo follow-up prolungato nello studio QuiRedex si conferma il vantaggio conferito dal trattamento precoce
Introduzione
Mateos ha presentato i risultati del follow-up a lungo termine dello studio QuiRedex che ha posto a confronto l’osservazione verso il trattamento precoce con lenalidomide-desametasone nei pazienti con mieloma ad alto rischio.
-
Linfoma di Hodgkin avanzato: ruolo dell’interim PET nella descalation del trattamento
Introduzione
L’interim PET, eseguita dopo due cicli di chemioterapia secondo schema ABVD (doxorubicina, bleomicina, vinblastina, dacarbazina), si è affermata come una misura di risposta precoce nel linfoma di Hodgkin (HL) avanzato. Johnson ha riportato i risultati di un ampio studio disegnato per valutare la possibilità di una riduzione del trattamento nei pazienti in risposta PET dopo il secondo ciclo, con l’obiettivo di ridurre la tossicità del trattamento.
-
Fattori di rischio e outcome dei pazienti affetti da linfoma follicolare che hanno presentato una trasformazione istologica dopo aver ottenuto una risposta alla terapia di prima linea nel trial clinico PRIMA
Background
Obiettivo di questo studio ancillare al trial PRIMA è di valutare la prognosi dei pazienti con trasformazione istologica in linfoma aggressivo in un’ampia coorte di pazienti trattati in modo prospettico in prima linea per linfoma follicolare (FL) e che hanno ottenuto una remissione di malattia.
-
Nivolumab nei pazienti affetti da linfoma di Hodgkin classico che hanno fallito sia la terapia con alte dosi sia quella con brentuximab vedotin: risultati dello studio multicentrico e multi coorte di fase II
Background
Le cellule tumorali del linfoma di Hodgkin (HL) variante classica sono caratterizzate dalle alterazioni genetiche al locus 9p24.1, questo comporta l'iper-espressione dei ligandi di PD-1 e la loro evasione dall'immunosorveglianza. In uno studio di fase I nivolumab, un anticorpo monoclonale che blocca PD-1, ha permesso di ottenere un elevato rate di risposte oggettive in pazienti affetti da HL recidivati refrattari con un profilo di sicurezza accettabile. In questo studio gli Autori hanno voluto stabilire il beneficio clinico e la sicurezza di nivolumab in monoterapia nei pazienti affetti da HL variante classica dopo fallimento della chemioterapia ad alte dosi e di brentuximab vedotin.
-
Obinutuzumab associato a bendamustina versus bendamustina in monoterapia in pazienti affetti da linfomi non-Hodgkin indolenti recidivati (GADOLIN): risultati di uno studio di fase III aperto multicentrico randomizzato, controllato
Background
I pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente che falliscono l'obiettivo di raggiungere un adeguato controllo della malattia con regimi contenenti rituximab hanno poche opzioni di trattamento e di conseguenza hanno una prognosi sfavorevole. In questo studio gli Autori hanno voluto testare l'efficacia di obinutuzumab (GA101), un nuovo anticorpo monoclonale anti-CD20 di seconda generazione in associazione a bendamustina in questo setting di pazienti.
-
Ibrutinib in monoterapia nei pazienti con leucemia linfatica cronica e delezione del cr 17p: risultati dello studio multicentrico di fase II (RESONATE-17)
Background
Il gene TP53, che codifica per la proteina p53 con effetto soppressore sulle cellule tumorali, è posizionato sul braccio corto del cromosoma 17 (17p). I pazienti affetti da leucemia linfatica cronica (LLC) che presentano la delezione di 17p (del17p) ottengono scarsa risposta alle terapie convenzionali e di conseguenza una prognosi infausta. In questo lavoro gli Autori hanno testato l’attività e il profilo di tossicità di ibrutinib, un inibitore orale covalente della tirosin chinasi di Bruton, in pazienti affetti da BLLC o linfoma linfocitico recidivati/refrattari con del 17p.
-
Risultati dello studio di non inferiorità, randomizzato, di fase III di prima linea con bendamustina e rituximab versus fludarabina, ciclofosfamide e rituximab in pazienti affetti da leucemia linfatica cronica (CLL10)
Background
L’immunochemioterapia secondo schema fludarabina, ciclofosfamide e rituximab (FC-R) è considerata il gold standard per i pazienti affetti da BLLC fit e malattia avanzata. In questo studio internazionale di fase III gli Autori hanno voluto testare un nuovo schema meno tossico per verificare se in termini di efficacia possa essere paragonato a FC-R.
-
Venetoclax in monoterapia in pazienti affetti da leucemia linfatica cronica con delezione di 17p recidivati/refrattari: risultati dello studio multicentrico di fase II
Background
La delezione del braccio corto del cromosoma 17 (del[17p]) conferisce ai pazienti affetti da BCLL una prognosi infausta quando avviati a immunochemioterapia convenzionale. Venetoclax è una piccola molecola, ad assunzione orale, inibitrice dell’inibitore di BCL2 che induce apoptosi nelle cellule della leucemia linfatica cronica. Nello studio di fase I con venetoclax, il 77% dei pazienti con malattia recidivata o refrattaria otteneva una risposta oggettiva. In questo trial di fase II gli Autori hanno voluto testare l’efficacia e il profilo di sicurezza della molecola in monoterapia nei pazienti con BLLC recidivati/refrattari con del(17p).