Numero speciale di "Impact Factor News” n° 4 - Ottobre 2016
Background
Le cellule tumorali del linfoma di Hodgkin (HL) variante classica sono caratterizzate dalle alterazioni genetiche al locus 9p24.1, questo comporta l'iper-espressione dei ligandi di PD-1 e la loro evasione dall'immunosorveglianza. In uno studio di fase I nivolumab, un anticorpo monoclonale che blocca PD-1, ha permesso di ottenere un elevato rate di risposte oggettive in pazienti affetti da HL recidivati refrattari con un profilo di sicurezza accettabile. In questo studio gli Autori hanno voluto stabilire il beneficio clinico e la sicurezza di nivolumab in monoterapia nei pazienti affetti da HL variante classica dopo fallimento della chemioterapia ad alte dosi e di brentuximab vedotin.
Metodi
In questo studio di fase II che è ancora in corso, pazienti di età ≥18 anni con malattia recidivata e che avevano fallito il trattamento ad alte dosi con supporto di cellule staminali o che erano recidivati dopo la procedura o a brentuximab vedotin, con un performance status secondo ECOG di 0 o 1, sono stati arruolati presso 34 ospedali o centri accademici in tutta Europa e nell'America del Nord. Il farmaco è stato somministrato per via endovenosa alla dose di 3 mg/kg in 60 minuti ogni due settimane fino a progressione, tossicità non accettabile, o per scelta di uscire dallo studio. L'obiettivo principale dello studio è stato quello di valutare le risposte oggettive ottenute dopo un periodo di minimo sei mesi di follow-up, risposte valutate da un panel di radiologi indipendenti dallo sponsor (IRRC). Tutti i pazienti che hanno ricevuto almeno una dose di nivolumab sono stati inclusi nella prima interim analisi di efficacia e sicurezza. Questo studio è registrato su Clinical Trials.gov, numero NCT02181738.
Risultati
Dei totali 80 pazienti trattati tra l'agosto 2014 e il febbraio 2015, il numero mediano di linee precedenti è stato di 4 (range 4–7). Alla mediana di follow-up di 8,9 mesi (range 7,8–9,9), 53 pazienti (66,3%, 95% CI 54,8–76,4) su 80 hanno ottenuto una risposta oggettiva secondo la valutazione dell'IRRC (Tabella 1). Gli eventi avversi più comuni (ossia che si sono verificati in almeno il 15% dei pazienti) includevano l'astenia (20 [25%] pazienti), reazioni correlate all'infusione (16 [20%]) e rash (13 [16%]). Gli eventi avversi di grado 3-4 più comuni sono stati neutropenia (4 [5%] pazienti) e incremento delle lipasi sieriche (4 [5%]). L'evento avverso serio più comune è stata la febbre (3 [4%] pazienti) (Tabella 2). Durante lo studio sono deceduti 3 pazienti; nessuna di queste morti è stata giudicata correlata al trattamento.
Conclusioni
Nivolumab ha dimostrato di ottenere un buon numero di remissioni con un profilo di sicurezza accettabile in pazienti affetti da HL progrediti dopo chemioterapia ad alte dosi e/o dopo brentuximab vedotin. Gli Autori affermano quindi che nivolumab potrebbe rappresentare il nuovo trattamento per una coorte di pazienti per la quale non è stato ancora possibile effettuare una terapia efficace.
Al momento non è stato ancora raggiunto un congruo intervallo di tempo di follow-up per valutare la durata della risposta.