Numero speciale di "Impact Factor News” n° 2 - Aprile 2024
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Ibrutinib-venetoclax a durata fissa rispetto a clorambucile-obinutuzumab nella leucemia linfatica cronica non precedentemente trattata: follow-up di quattro anni da uno studio multicentrico, in aperto, randomizzato, di fase 3 (Studio GLOW)
Introduzione
Nello studio GLOW, a un follow-up mediano di 27,7 mesi, ibrutinib-venetoclax in pazienti con leucemia linfatica treatment-naïve a durata fissa hanno mostrato una sopravvivenza libera da progressione (PFS) superiore rispetto a clorambucile-obinutuzumab. Lo studio aveva arruolato pazienti anziani o con comorbidità, o con entrambe le caratteristiche. In questo articolo vengono riportati i risultati aggiornati di GLOW dopo un follow-up mediano di 46 mesi.
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Terapia della leucemia linfatica cronica guidata dalla malattia residua misurabile
Introduzione
La combinazione di ibrutinib e venetoclax ha dimostrato di migliorare l’outcome in termini di sopravvivenza libera da progressione (PFS) nei pazienti con leucemia linfatica cronica (LLC) rispetto alla chemioimmunoterapia. Non è chiaro se ibrutinib-venetoclax e la modulazione della durata del trattamento in base alla malattia residua misurabile (MRD) siano più efficaci di fludarabina-ciclofosfamide-rituximab (FCR).
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Il recente trattamento con bendamustina prima dell'aferesi ha un impatto negativo sull’outcome nei pazienti con linfoma a grandi cellule B che ricevono terapia con CAR-T
Introduzione
Circa il 30–40% dei pazienti con linfoma a grandi cellule B (LBCL) recidivato/refrattario (R/R) infuso con cellule T con recettore dell'antigene chimerico (CAR-T) mirate al CD19 ottiene risposte durature. Le linee guida di consenso suggeriscono di evitare la bendamustina prima dell'aferesi, ma mancano dati specifici in questo contesto. In questo lavoro vengono riportati i risultati ottenuti dopo la terapia con cellule CAR-T in base alla precedente esposizione a bendamustina.
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Perdita dell'espressione di CD20 come meccanismo di resistenza a mosunetuzumab nei linfomi a cellule B recidivati/refrattari
Introduzione
Il CD20 è un bersaglio terapeutico stabilito nelle neoplasie delle cellule B. L'anticorpo bispecifico CD20×CD3 mosunetuzumab ha un'efficacia significativa nei linfomi non Hodgkin (NHL) a cellule B.
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Effetto prognostico della malattia residua misurabile valutata in biologia molecolare nei pazienti con leucemia mieloide acuta con mutazione NPM1 sottoposti a terapia non intensiva a base di venetoclax
Introduzione
La valutazione della malattia residua misurabile (MRD) mediante tecnica di PCR (reazione a catena della polimerasi) quantitativa è fortemente prognostica nei pazienti con leucemia mieloide acuta (AML) con mutazione NPM1 trattati con chemioterapia intensiva; tuttavia, non esistono dati riguardanti la sua utilità nella terapia non intensiva a base di venetoclax, nonostante l’elevata efficacia di tale trattamento in questo genotipo.
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Risposta completa precoce come marcatore surrogato validato di outcome nella terapia sistemica del linfoma della zona marginale extranodale
Introduzione
Il linfoma della zona marginale extranodale (EMZL) ha un decorso molto indolente e la validazione di marcatori surrogati potrebbe accelerare nuove terapie. Sebbene esistano marcatori prognostici, nessun marcatore surrogato è stato convalidato nell'EMZL.
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Mieloma multiplo di nuova diagnosi: i risultati dello studio PERSEUS con l’aggiunta di daratumumab a bortezomib, lenalidomide e desametasone
Introduzione
L’anticorpo monoclonale anti-CD38 daratumumab è approvato nel trattamento del mieloma multiplo (MM) in combinazione con altri regimi standard in prima linea o in linee successive. Lo studio di fase 3 PERSEUS ha dimostrato che l’aggiunta di daratumumab sottocute alla tripletta formata da bortezomib, lenalidomide e desametasone (VRd) migliora gli outcomes rispetto alla sola tripletta VRd nei pazienti con MM di nuova diagnosi candidabili al trapianto autologo di cellule staminali. I risultati del trial sono stati presentati in contemporanea all’American Society of Hematology (ASH) e sul New England Journal of Medicine (NEJM).
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Isatuximab, carfilzomib, lenalidomide e desametasone nel mieloma multiplo ad alto rischio: i risultati dello studio GMMG-CONCEPT
Introduzione
Il trattamento con isatuximab, carfilzomib, lenalidomide e desametasone (Isa-KRd) in induzione e in consolidamento seguito dal mantenimento con isatuximab, carfilzomib, lenalidomide (Isa-KR) ha ottenuto tassi elevati di remissione e anche negativizzazione di lunga durata della malattia residua misurabile (MRD) nella complessa popolazione dei pazienti con mieloma multiplo di nuova diagnosi ad alto rischio (HRNDMM), secondo i dati dell’analisi ad interim dello studio GMMG-CONCEPT. I dati pubblicati sul Journal of Clinical Oncology riguardano sia i pazienti eleggibili al trapianto (TE), sia quelli non eleggibili (non TE).
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Rusfertide nella policitemia vera: riduzione dell’ematocrito con il farmaco mimetico dell’epcidina
Introduzione
Rusfertide è un peptide iniettabile in grado di mimare l’azione dell’epcidina, limitando la disponibilità di ferro per l’eritropoiesi. La policitemia vera è una neoplasia mieloproliferativa cronica caratterizzata da eritrocitosi. Nello studio internazionale di fase 2 REVIVE, pubblicato sul New England Journal of Medicine, gli autori hanno valutato la sicurezza e l’efficacia di rusfertide nei pazienti con policitemia vera flebotomia-dipendente, ottenendo interessanti risultati.
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Imetelstat in pazienti con sindromi mielodisplastiche a basso rischio recidivate o refrattarie agli agenti stimolanti l'eritropoiesi (IMerge): uno studio multinazionale, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, di fase 3
Introduzione
I pazienti con sindromi mielodisplastiche a basso rischio (LR-MDS) trasfusione-dipendenti (RBC-TD) che non rispondono o non sono eleggibili per gli agenti stimolanti l'eritropoiesi (ESA) rappresentano ancora un unmet medical need. Nella fase 3 dello studio IMerge, imetelstat, un inibitore competitivo della telomerasi, è stato confrontato con placebo in pazienti con RBC-TD LR-MDS sulla scorta dei dati favorevoli della fase 2. Anche nella fase 3, il trattamento con imetelstat ha mostrato risultati clinicamente interessanti, riuscendo a eliminare la dipendenza dalle trasfusioni per circa un anno in una percentuale significativa di pazienti rispetto al placebo.
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Brentuximab vedotin in combinazione con dacarbazina o con nivolumab nella terapia di prima linea dei pazienti anziani non candidabili alla chemioterapia convenzionale
Introduzione
I pazienti anziani con linfoma di Hodgkin classico in stadio avanzato (cHL) hanno un outcome peggiore rispetto ai pazienti più giovani, potenzialmente a causa di comorbilità e fragilità. Nella ricerca di regimi alternativi alla chemioterapia convenzionale in questo setting di pazienti, la combinazione di brentuximab vedotin (BV) con dacarbazina (BV-DTIC) o con nivolumab (BV-nivolumab) ha dimostrato efficacia e tollerabilità, rispettivamente, nelle parti B e C del trial SGN35-027, i cui risultati finali sono stati pubblicati su Blood.
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Efficacia dell’inibitore selettivo della tirosin-chinasi JAK1 golidocitinib nel linfoma periferico a cellule T refrattario o recidivante: i risultati dello studio di fase 2 JACKPOT8
Introduzione
Golidocitinib, un inibitore selettivo della tirosin-chinasi JAK1, ha mostrato un'attività antitumorale incoraggiante in pazienti pesantemente pretrattati con linfoma periferico a cellule T (PTCL) recidivante o refrattario (R/R) in uno studio di fase 1 (JACKPOT8 Parte A). I dati sono stati confermati nel successivo studio di fase 2 (JACKPOT8 Parte B), disegnato per valutare l'attività antitumorale di golidocitinib in un'ampia coorte multinazionale di pazienti.