Numero speciale di "Impact Factor News” n° 3 - Ottobre 2014
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Editoriale
Nelle ultime edizioni della newsletter abbiamo dato ampio spazio alle nuove molecole, enfatizzando il loro importante ruolo nel cambiare la storia terapeutica delle patologie onco-ematologiche.
In questo numero abbiamo selezionato una serie di articoli prettamente clinici che coniugano polichemioterapia a nuovi farmaci biologici con risultati molto interessanti. Come sempre abbiamo scelto di porre sotto i riflettori anche patologie di nicchia che sempre più frequentemente ci troviamo a incontrare e a dover trattare nei nostri ambulatori.
In ultimo, nelle letture consigliate abbiamo voluto toccare due tematiche che ci stanno particolarmente a cuore e che rappresentano sempre di più realtà quotidiane sentite dai pazienti e dai loro familiari: la fertilità e le problematiche dei lungo-sopravviventi.
Come sempre vi auguriamo una buona lettura e speriamo di avervi invogliato ad approfondire gli argomenti proposti.
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Combinazione di ibrutinib con rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisone (R-CHOP) per il trattamento in prima linea di pazienti affetti da linfoma non Hodgkin CD20+: studio di fase Ib non randomizzato
Background
Il trattamento di prima linea per i pazienti affetti da linfoma non Hodgkin (LNH) diffuso a grandi cellule B è rappresentato dalla combinazione chemioimmunoterapica di rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisone (R-CHOP). Ibrutinib è un nuovo inibitore della tirosin-chinasi di Bruton, che abbiamo già trattato negli scorsi numeri parlando di leucemia linfatica cronica, che ha dimostrato un’efficacia nel trattamento di patologie linfoproliferative croniche a cellule B in recidiva o refrattarie. In questo studio gli Autori hanno testato la sicurezza e l’efficacia di ibrutinib in associazione a R-CHOP in pazienti affetti da LNH CD20+ in prima linea di trattamento.
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Lenalidomide associata a R-CHOP21 in pazienti anziani con linfoma diffuso a grandi cellule naïve: risultati dello studio multicentrico di fase II REAL07
Background
Più del 40% dei pazienti anziani affetti da linfoma diffuso a grandi cellule (DLBCL) che ricevono come trattamento di prima linea un regime chemioimmunoterapico con rituximab, ciclofosfamide, doxorubicina, vincristina e prednisolone ogni 21 giorni (R-CHOP21) vanno incontro a recidiva di malattia o presentano una malattia refrattaria. Lenalidomide ha dimostrato di avere una elevata attività antilinfoma in pazienti con DLBCL recidivato/refrattario. In questo studio di fase II (REAL07), gli Autori si sono proposti di saggiare la sicurezza e l’efficacia dell’associazione di lenalidomide con R-CHOP21 in pazienti anziani affetti da DLBCL e candidati a terapia di prima linea.
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[18F]FDG-PET predice la sopravvivenza dopo chemioimmunoterapia nei pazienti affetti da linfoma primitivo del mediastino: risultati del Gruppo Internazionale sui Linfomi Extranodali IELSG-26 Study
Finalità dello studio
Stabilire il ruolo della [18F]FDG-PET/CT dopo chemioimmunoterapia con schemi contenenti antracicline e rituximab in pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule primitive del mediastino (PMLBCL).
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Studio prospettico sul linfoma mediastinico della zona grigia
Introduzione
I linfomi a cellule B con interessamento del mediastino si presentano tipicamente in pazienti giovani. Sia il linfoma di Hodgkin a sclerosi nodulare (NSHL) sia il linfoma diffuso a grandi cellule primitivo del mediastino (PMBL) sono delle forme frequenti, al contrario il linfoma mediastinico della zona grigia (MGZL) è un’entità rara con caratteristiche anatomopatologiche a ponte tra NSHL e PMBL. La non chiara bio-patologia di questo linfoma ha portato e porta ancora oggi un’incertezza riguardo le caratteristiche cliniche e la miglior strategia terapeutica per questo tipo di linfoma.
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Siltuximab per la malattia di Castleman multicentrica: studio controllato randomizzato in doppio cieco
Background
La malattia di Castleman multicentrica è un raro disordine linfoproliferativo guidato dalla produzione disregolata di interleuchina 6. Nessuno studio randomizzato è stato mai condotto per stabilire quale sia il trattamento standard di tale patologia.
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Lenalidomide associata a rituximab per il trattamento di prima linea dei pazienti affetti da leucemia linfatica cronica: studio multicentrico clinico-traslazionale del Chronic Lymphocytic Leukemia Research Consortium
Background
Lenalidomide è un agente immunomodulatorio con un’attività terapeutica nella leucemia linfatica cronica (CLL). In modelli preclinici, lenalidomide ha dimostrato di agire in modo sinergico con rituximab. Il CLL Research Consortium ha quindi avviato uno studio di fase II per valutare il trattamento di combinazione nel setting della terapia di prima linea.
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Lo schema carfilzomib, rituximab e desametasone (CaRD) offre un nuovo approccio terapeutico nel trattamento della macroglobulinemia di Waldenström senza provocare neurotossicità
Introduzione
Bortezomib è un farmaco efficace nel trattamento della macroglobulinemia di Waldenström (WM) ma spesso produce neuropatie periferiche di grado severo. Carfilzomib è un inibitore del proteosoma che non presenta tra gli eventi avversi la neuropatia.
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Mieloma multiplo: ruolo del trapianto autologo e della terapia di mantenimento
Introduzione
L’introduzione dei nuovi farmaci (immunomodulatori e inibitori del proteosoma) ha determinato un miglioramento significativo nella prognosi dei pazienti affetti da mieloma multiplo, tanto da mettere in discussione il ruolo di procedure dal ruolo consolidato come il trapianto autologo nei pazienti di età inferiore a 65 anni. Palumbo ha pubblicato sul New England Journal of Medicine i risultati di uno studio che ha posto a confronto il ruolo del trapianto verso un consolidamento con terapia orale nel mieloma multiplo in prima linea di trattamento.
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Efficacia della terapia continuativa con lenalidomide e desametasone nei pazienti affetti da mieloma multiplo non eleggibili a trapianto
Introduzione
Lo studio FIRST (Frontline Investigation of Revlimid/dexamethasone versus Standard Thalidomide) è stato condotto per valutare l’efficacia di lenalidomide e desametasone somministrati continuativamente in pazienti di nuova diagnosi non eleggibili per età o comorbidità alla procedura trapiantologica. Il trattamento è stato posto a confronto con il classico MPT (melphalan-prednisone-talidomide). I risultati, presentati sul New England Journal of Medicine, confermano l’attività di lenalidomide ad assunzione continuativa.
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Ibrutinib meglio di ofatumumab nella leucemia linfatica cronica pretrattata
Introduzione
La leucemia linfatica cronica (LLC) è una patologia caratterizzata da un andamento clinico variabile, all’interno della quale si riconoscono sottogruppi di pazienti con prognosi sfavorevole per caratteristiche cliniche e/o biologiche. Ad oggi è necessario identificare nuove strategie di trattamento per i pazienti a cattiva prognosi. Ibrutinib è un inibitore orale della Bruton tirosin-chinasi (BTK), una proteina essenziale nelle vie di segnalazione, homing e adesione dei linfociti B. Byrd ha pubblicato sul New England Journal of Medicine i risultati dello studio RESONATE che ha confrontato ibrutinib verso ofatumumab nei pazienti con LLC e linfoma a piccoli linfociti (SLL) con caratteristiche genetiche sfavorevoli o non candidabili a terapia con analoghi nucleosidici.
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Ruolo prognostico delle mutazioni somatiche ricorrenti nel predire l’outcome del trapianto allogenico in pazienti affetti da sindrome mielodisplastica
Introduzione
Le sindromi mielodisplastiche (MDS) sono un gruppo eterogeneo di patologie per manifestazioni cliniche, alterazioni citogenetiche e molecolari, prognosi. Le mutazioni puntiformi somatiche ricorrenti sono riconosciute come evento patogenetico nelle MDS e si possono associare a manifestazioni fenotipiche. Tali mutazioni sono prognosticamente importanti anche in termini di risposta agli agenti ipometilanti.
Su Journal of Clinical Oncology sono stati presentati i risultati di uno studio volto a valutare l’impatto prognostico della presenza di mutazioni somatiche nei pazienti candidati a trapianto.
L’identificazione di elementi di supporto nel calcolare il rapporto rischio-beneficio e il timing del trapianto è un’esigenza particolarmente sentita nei pazienti affetti da MDS, caratterizzati da età avanzata con conseguente carico di comorbidità.